Postato il 01 marzo 2016
Qualche volta capita di vedere il bicchiere mezzo vuoto. Ma è un momento, oltre il quale ci si rende conto che è comunque mezzo pieno. Se ciò non avviene e ci si ostina a vedere solo la parte mancante, sempre, ad ogni occasione, allora c’è qualcosa che non va e questo qualcosa ha un nome: depressione.
Per capire cosa è la depressione occorre parlare prima del “tono dell’umore”. Il tono dell’umore è quella sensazione psicologica per cui ci si sente felici o tristi: è alto quando ci troviamo in situazioni favorevoli e positive, è basso quando invece sono spiacevoli e negative. Si adatta quindi alle situazioni esterne e per le sue oscillazioni è definito “flessibile”. Può variare da un giorno all’altro o nel corso stesso della giornata, come conseguenza di problemi affettivi, sociali o di salute.
Nel malato di depressione invece il tono dell’umore è sempre basso e non vi è nessun fattore positivo esterno che possa mutare tale atteggiamento. Il depresso si sente vuoto, stanco, inadeguato, inutile, privo di energie e di speranza. Ha poca voglia di mangiare, dorme poco (e male) oppure eccessivamente, ha scarsa capacità di concentrazione ed è disattento, non prova interessi ed è scarsamente attivo. E’ un pessimista a 360 gradi.
Gli aspetti propri della persona depressa che possono incidere sulla conduzione di un veicolo sono:
la ridotta capacità di concentrazione,
la ridotta attenzione,
la facile affaticabilità.
Si, perché nel depresso i movimenti possono essere rallentati
Si, anche i riflessi sono in qualche misura ritardati. Inoltre se la durata del sonno non è stata sufficiente, la probabilità che la vigilanza sia alterata è ulteriormente aumentata.
La persona depressa tende a concentrare la propria attenzione più sui propri pensieri e sulle proprie preoccupazioni che sugli stimoli e gli avvenimenti esterni, disattendendo la prerogativa di chi guida: controllo costante di ciò che sta davanti e dietro l’autoveicolo, per poter reagire prontamente ad ogni segnale di pericolo.
I farmaci antidepressivi possono ridurre la prontezza dei riflessi e dare talvolta sonnolenza. Specialmente all'inizio del trattamento tali farmaci possono indurre sedazione, difficoltà a concentrarsi, lieve disorientamento, visione offuscata. Tali disturbi, interferendo con lo stato di vigilanza, influenzano negativamente la capacità di condurre un autoveicolo e quindi possono compromettere la sicurezza propria e altrui. Soprattutto nelle forme più gravi è la malattia stessa però a precludere la guida oltre che il medico a vietarla esplicitamente al paziente.
No, sono assolutamente da evitare poiché potrebbero accentuare la sedazione propria dei farmaci antidepressivi. Spesso, però, nel depresso vi è una tendenza all’abuso di alcolici.
Di solito chi soffre di depressione perde il desiderio e la voglia di fare qualsiasi cosa e quindi anche di guidare. E’ consigliabile, soprattutto se è in corso terapia farmacologica, che il paziente limiti gli spostamenti al volante della propria auto, per evitare guai a sé e agli altri, anche perché i movimenti sono rallentati, i riflessi ritardati, l’attenzione scarsa.
Nel momento in cui le sensazioni personali e le valutazioni del medico curante coincidono nell’indicare un recuperato equilibrio psico-fisico.
No, anche se alcune persone hanno un tono dell’umore migliore in alcuni momenti della giornata (ad esempio alla sera).