Postato il 24 Luglio 2008
Tutti, nessuno escluso, sanno di che si tratta. Ma quanti ne tengono conto durante la guida? Pochi, verrebbe da dire, osservando come le auto spesso procedono incollate le une alle altre. Certo, il traffico odierno non aiuta perché se provi a lasciare uno spazio adeguato rispetto all’auto che ti precede, c’è sempre chi non ritiene corretto tutto quello spreco di spazio e quindi è pronto a inserirsi davanti a te per ristabilire un più intimo contatto. Sopravvalutazione di se stessi? Incoscienza? Ignoranza del problema? Facciamo un ripasso con il solito schema delle domande e risposte.
La distanza di sicurezza è la distanza minima che ogni veicolo deve mantenere da quello che precede, per avere la possibilità di fermarsi, quando necessario, senza correre il rischio di tamponarlo.
Chiariamo innanzitutto che questa distanza non corrisponde semplicemente alla lunghezza del tratto di strada percorso durante la frenata fino all'arresto. Quando si parla di distanza di sicurezza occorre tenere conto non solo dell’aspetto meccanico-dinamico della frenata, ma anche e soprattutto del fattore umano. Prima di schiacciare il pedale del freno infatti occorre percepire il pericolo attraverso lo sguardo, far giungere il messaggio al cervello che a sua volta attiverà il nostro apparato muscolare facendo passare il piede dall’acceleratore al freno. Quindi distanza di sicurezza = fattore meccanico + fattore umano.
Sono quegli aspetti propri dell’automobile che nelle loro variabili possono influenzare il valore finale della distanza di sicurezza. Essi sono:
Velocità
Efficienza dei freni e delle sospensioni
Condizione dei pneumatici
Tipo di pneumatici
Grado di aderenza (coefficiente di attrito) pneumatico/superficie stradale
Peso totale del veicolo (peso del veicolo + carico trasportato)
Velocità. E’ l’aspetto più importante tra quelli che esaminiamo anche perché dipende da noi. La distanza di arresto aumenta in funzione del quadrato (circa) della velocità: se raddoppiamo la velocità quadruplichiamo la distanza di arresto, se triplichiamo la velocità aumenteremo per nove la distanza di arresto. Inoltre aumentare la velocità significa favorire la tendenza dell’automobile a sollevarsi dal suolo (portanza) come se si trattasse di un aereo al decollo, con la conseguenza che diminuisce l’aderenza del pneumatico con il manto stradale. Gli alettoni, gli spoiler, gli scivoli posteriori che fanno bella mostra sulle GT servono ad impedire il decollo in velocità, schiacciando al suolo (in relazione alla velocità) l’auto.
Freni e sospensioni. Dando per scontato che l’impianto frenante sia efficiente, schiacciare il pedale del freno e sentire l’auto che si ferma non è un atto immediato. Vi è infatti un lasso di tempo tra queste due azioni: viene definito inerzia del sistema e corrisponda a circa un decimo di secondo. E’ un fatto normale. Si potrebbe ridurre questo tempo se al posto dei tubi in gomma dell’impianto frenante si utilizzassero tubi flessibili aeronautici con rivestimento in acciaio. L’avvento dell’ABS ha favorevolmente cambiato il risultato della frenata. Nell’epoca precedente frenare con forza significava spesso bloccare le ruote, con la conseguenza di perdere il controllo dell’auto oltre ad allungare gli spazi di arresto.
Occorreva quindi grande sensibilità per ottenere il migliore effetto frenante. L’ABS permette di controllare sempre l’autoveicolo, anche se in frenata dobbiamo sterzare per evitare l’ostacolo. Però… C’è un però. Quanti sanno frenare veramente con l’ABS? Non parlo nei normali rallentamenti nei quali l’antibloccaggio non interviene se rispettiamo la distanza di sicurezza.
Nelle frenate improvvise e impreviste credo pochi (parlo per esperienza personale, riferendomi a quanto appreso in un corso di guida) sappiano sfruttare appieno l’ABS, perché comunemente nelle cosiddette “frenate panico”, dopo il primo “pestone” si tende a rilasciare, involontariamente, di poco ma in maniera significativa sul risultato della frenata, il pedale del freno. Errore: bisogna continuare a “pestare” senza tregua sul freno come dei dannati. Solo allora sfrutteremo pienamente questo meraviglioso aiuto elettronico.
Riguardo alle sospensioni, ricordiamo che esse controllano i movimenti del telaio rispetto alle ruote, garantendo la stabilità del mezzo nelle varie condizioni di guida. Se scariche e quindi inefficienti, possono compromettere il controllo dell’auto.
Condizione e tipo dei pneumatici. Il pneumatico rappresenta l’unico punto di contatto con il terreno e quindi la sua composizione chimica, la scolpitura e la profondità del battistrada, la pressione di gonfiaggio, l’area di impronta, la temperatura ottimale di funzionamento sono cofattori importanti per garantire la sicurezza della frenata.
Un pneumatico invernale, grazie ad una mescola definita termica che garantisce migliori prestazioni al di sotto dei 7°C, garantisce uno spazio di arresto inferiore ed un maggior controllo rispetto ad un pneumatico estivo (dal 15 al 30%) durante l’inverno, soprattutto se il fondo e scivoloso o innevato, grazie anche ai numerosi intagli che interessano i singoli tasselli del battistrada.
Grado di aderenza pneumatico/superficie stradale.
Le condizioni della superficie stradale non sono sempre uguali, sia per le condizioni proprie dell’asfaltatura sia per quelle legate alle condizioni climatiche. Si è visto che la distanza di arresto è inversamente proporzionale (circa) al valore del coefficiente di attrito della superficie stradale. Ovviamente, più il coefficiente di attrito diminuisce più la distanza di arresto si allunga e viceversa.
Ai coefficienti di attrito sono attribuiti dei valori: per esempio un fondo asciutto e liscio vale 0.8/0.9, il cemento 0,50, l’asfalto bagnato (1 mm di velo d’acqua) 0.55/0.40 una superficie ghiacciata 0.05/0.10. In pratica se per fermarsi viaggiando a 50 km orari occorrono 12,5 metri su un fondo asciutto e liscio, alla stessa velocità su fondo ghiacciato occorrono 200 metri ( 12,5 x 16).
Peso totale del veicolo. La massa del veicolo può determinare variazioni nella forza di attrito, in relazione al tipo di terreno e alle condizioni atmosferiche.
Sono quei fattori relativi al guidatore che col suo comportamento crea le condizioni che influenzano la distanza di sicurezza. In particolare parliamo di:
Prontezza dei riflessi/tempo di reazione
Abilità del conducente
Prontezza dei riflessi/tempo di reazione
Non tutti siamo uguali, a parità di età e condizioni fisiche. Inoltre la qualità della nostra vista, l’invecchiamento psico-fisico, la nostra esperienza, il nostro grado di attenzione e/o di distrazione, l’uso di alcuni medicinali, l’uso di droghe o alcool, sono variabili che incidono profondamente sui riflessi e conseguentemente sul tempo di reazione.
Il tempo di reazione non è un dato astratto ma indica il tempo che intercorre tra quando ci accorgiamo del pericolo e l’inizio della frenata. E’ quindi l’insieme di due condizioni:
il tempo di percezione
il tempo di reazione vero e proprio.
Il tempo di percezione è il tempo che un soggetto impiega ad individuare un oggetto o uno stimolo (3/10 di secondo in media).
Il tempo di reazione vero e proprio è quell’intervallo di tempo che intercorre affinché il cervello, dopo aver percepito l’oggetto, invii il segnale ai muscoli che eseguono il movimento (4/10 di secondo in media)
Avremo quindi un tempo di reazione intellettivo, che corrisponde al tempo che intercorre tra la percezione dell’oggetto o dello stimolo esterno, l’elaborazione della risposta e l’invio al piede del comando di frenare. A seguire vi è poi il tempo di reazione muscolare che è il tempo necessario affinché il piede si sposti dal pedale dell’acceleratore a quello del freno.
Il tempo di reazione di una persona in buone condizioni di salute psico-fisiche può essere inferiore al secondo (7/10 di secondo). Durante questo tempo la nostra auto percorre un tratto di strada che sarà rispettivamente a 50 km/h, 90 km/h e 130 km/h:
tempo di percezione. (Velocità:3,6) x 3/10 = 4 m circa a 50 Km orari; 7,5 m a 90 Km orari; quasi 11 m a 130 km orari. tempo di reazione. (Velocità:3,6) x 4/10 = 5.5 m a 50 km orari; 10 m a 90 km orari; quasi 14,5 m a 130 km orari. . Sommando il tutto ricaviamo che la distanza percorsa nel tempo di reazione (tra la percezione dell’oggetto/ segnale e il tempo che il piede agisce sul pedale del freno).
Aggiungiamo poi il tempo di inerzia del sistema frenante: tempo di inerzia freni. (Velocità:3,6) x 1/10 = quasi 1,5 m a 50 km orari; 2,5 m a 90 km orari; 3,6 m a 130 km orari.
Sommando il tutto otteniamo: a 50 km orari, 11 metri (4 + 5.5 + 1.5); 20 metri a 90 km orari; 29,1 metri a 130 km orari.
Se invece si calcola in 1 secondo l’insieme del tempo di percezione + il tempo di reazione: a 50 km orari, 14 metri a 90 km orari 25 metri, a 130 km orari 36 metri.
Naturalmente questi sono valori teorici ottimali, in quanto ogni persona è diversa dalle altre e la stessa persona può non avere un comportamento omogeneo in situazioni di frenata analoghe perché se si guida dopo un pasto i risultati decisamente si allungano; così anche se abbiamo bevuto un alcolico (pur rimanendo nei limiti di legge), se siamo stanchi, se la nostra concentrazione non è al massimo, se il nostro umore non è al massimo.
Abilità del conducente. Questo aspetto soggettivo si riassume in due aspetti:
la soglia di percezione del pericolo,
la padronanza delle tecniche di frenata.
5. Quali fattori relativi all’ambiente incidono sulla distanza di sicurezza?
Condizioni e tipo di asfalto
Pendenza della strada
Condizioni atmosferiche
Condizioni del traffico
Condizioni e tipo di asfalto (Se asciutto o bagnato, il tipo di rivestimento e lo stato della strada)
Pendenza della strada
Sia che si tratti di discesa o salita. Frenare in discesa, ancor più se la discesa è significativa (es. una strada con pendenza del 10%, scende di 10 metri ogni 100 di lunghezza) significherà aumentare lo spazio d’arresto, al contrario, ovviamente, di quanto avviene se lo stesso tratto lo percorriamo in salita.
Condizioni atmosferiche
La nebbia, la pioggia, la neve, il ghiaccio, sono fattori che influenzano in maniera il nostro comportamento. In caso di pioggia la distanza di arresto aumenta del 20-30%, mentre con neve o ghiaccio può salire al 400%. Ma anche viaggiare di notte o col sole accecante può riservare delle sorprese (negative) nelle nostre risposte.
Condizioni del traffico
Le condizioni del traffico spesso rendono impossibile mantenere una adeguata distanza da chi ci precede. Questo però non significa incollarci a chi ci precede. Dobbiamo riservare sempre un po’ di spazio vitale davanti a noi.
Teoricamente la distanza minima per potersi fermare in sicurezza, espressa in metri, sarebbe di:
25 metri se si viaggia a 50 km all’ora
60 metri a 90 km all’ora,
110 metri a 130 km all’ora.
Valutarla in metri però è impossibile. Paragonarla alla lunghezza di 2 autobus (25 metri), a due autotreni (40 metri), ecc. è utile ma non pratico. E allora? Possiamo misurare la distanza dall’auto che precede in secondi: sapendo che a 90 km all’ora in due secondi percorriamo 50 metri, a 130 km all’ora in tre secondi percorriamo 110 metri, se prendiamo come riferimento un palo, un albero, l’ingresso di una galleria, ecco che il gioco è fatto.
La formula matematica è: velocità (espressa in metri al secondo) al quadrato (ossia moltiplicata per se stessa), diviso per il prodotto di 2 moltiplicato per la decelerazione media ( 9m/sec.).
Facciamo un esempio: velocità 50 km/h. trasformiamo la velocità in metri al secondo: 50 km all’ora significano 50.000 metri ogni 60 minuti trasformiamo l’ora in secondi: 1 ora = 60 minuti, 60 minuti = 3600 secondi dividendo 50.000 per 3600 si ottengono i metri al secondo: 50.000: 3600= 14 m/sec.
Rifacciamoci alla formula: velocità al quadrato = 14 x 14 = 196 2 x 9 ( decelerazione in m/s) = 18 196 : 18 = 11 Quindi 11 è lo spazio di frenata in un secondo a 50 km orari.
Di seguito riportiamo le distanze percorse alla velocità di: 50 = 11 metri/secondo 60 = 16 m/sec 70 = 21 m/sec 80 = 27 m/sec 90 = 35 m/sec 100 = 43 m/sec 110 = 52 m/sec 120 = 60.5 m/sec 130 = 72 m/sec.
Vogliamo ora calcolare la distanza di sicurezza a 50 km orari? Allora sommiamo il tempo di reazione totale (t. di percezione + t. di reazione) + t. di inerzia del sistema + spazio di frenata = 14 + 1,5 + 11 = 26.5 metri.
Questi dati sono chiaramente indicativi e semplificati. Un approccio più scientifico imporrebbe tenere conto anche della massa del veicolo, del coefficiente di attrito tra pneumatico e terreno (asfalto asciutto o bagnato), della forza frenante.
Certamente: la perdita è di 3 punti sulla base del comma 4 dell’art. 149 del codice: “non osservare le distanze di sicurezza nei confronti di determinate categorie di veicoli, non osservare la distanza di sicurezza con conseguente collisione con soli danni a cose”. L’articolo 149 infatti avverte che “ Durante la marcia i veicoli devono tenere, rispetto al veicolo che precede, una distanza di sicurezza tale che sia garantito in ogni caso l'arresto tempestivo e siano evitate collisioni con i veicoli che precedono”.
Però l’articolo 141 del Codice, al comma 2 dice che: «Il conducente del veicolo deve sempre essere in grado di effettuare l’arresto tempestivo del veicolo entro i limiti del suo campo di visibilità e dinnanzi a qualsiasi ostacolo prevedibile». Per cui per incorrere nella detrazione dei punti e nella sanzione pecuniaria sarebbe sufficiente che venisse contestata la mancanza di distanza di sicurezza, a prescindere da aver o meno causato un incidente.
Di seguito riportiamo alcune sentenze giurisprudenziali in merito:
In caso di tamponamento tra veicoli, per il disposto dell'art. 149 del Codice della Strada, deve presumersi la colpa del conducente del veicolo tamponante il quale deve essere in grado di garantire in ogni caso l'arresto tempestivo del mezzo, evitando collisioni con il veicolo che precede; l'avvenuta collisione pone a carico del conducente medesimo una presunzione "de facto" di inosservanza della distanza di sicurezza e, conseguentemente, non trovando applicazione la presunzione di pari colpa, di cui all'art. 2054, comma 2, c.c. , questi resta gravato dall'onere di dare la prova liberatoria ai sensi del primo comma del medesimo articolo, ossia di aver fatto tutto il possibile per evitare il danno o, comunque, dimostrando che il mancato tempestivo arresto dell'automezzo e la conseguente collisione sono stati determinati da cause in tutto o in parte a lui non imputabili.Trib. Bari Sez. III, 11-03-2008 St.An. c. R. S.p.A., Mass. Gir. it, 2800
In tema di responsabilità colposa per morte o lesioni derivanti da incidenti stradali, deve escludersi che l'obbligo di osservanza della distanza di sicurezza tra veicoli in marcia, previsto dall'art. 149, comma 1, c.s., sia finalizzato unicamente a prevenire collisioni tra i veicoli stessi, dovendosi invece ritenere che la ratio della norma, quale rivelata dalla sua dichiarata finalità sia anzitutto che venga "garantito in ogni caso l'arresto tempestivo" del veicolo, ed inoltre quella di far sì che ogni conducente mantenga, rispetto al veicolo che lo precede, una distanza sufficiente ad evitare qualsiasi ostacolo o pericolo che, direttamente o indirettamente, sia ricollegabile alla circolazione del medesimo. (Nella specie, in applicazione di tale principio, la Corte ha ritenuto che correttamente fosse stata affermata la penale responsabilità del conducente di un veicolo che, a cagione della ritenuta inosservanza dell'obbligo di cui all'art. 149 c.s. aveva investito con conseguenze mortali un ciclista caduto a terra a cagione dell'urto con il veicolo che precedeva quello dell'imputato). Cass. pen. sez. IV 13-05-2004, n. 32920 Borghi, Arch. Giur. Circolaz., 2005, 1, 26
È responsabile esclusivo del sinistro l'automobilista che in violazione degli arti. 148 e 149 c.s. si sia avvicinato pericolosamente all'auto che gli marciava dinanzi sulla corsia di sorpasso di un'autostrada e, nel tentativo di superarla senza attendere che la corsia fosse libera, l'abbia tamponata provocandone, in seguito, la morte del conducente. Trib. Roma sez. XII 10-07-2003 Di Mico e altri c. Allianz Subalpina Ass.ni s.p.a. e altri, Arch. Giur. Circolaz., 2004, 64
Nell'ipotesi di tamponamento, il fatto stesso dell'avvenuta collisione pone a carico del conducente del veicolo tamponante una presunzione di fatto d'inosservanza della distanza di sicurezza con la conseguenza che non potendosi applicare la presunzione di pari colpa di cui al comma 2 dell'art. 2054 c.c., egli resta gravato dell'onere di dare la prova liberatoria dimostrando che il mancato tempestivo arresto del veicolo e la conseguente collisione sono stati determinati da causa a lui non imputabile in tutto o in parte. Giudice di pace Foggia 14-03-2002 Di Felice c. Soc. Uniass assicur. e altri, Arch. Giur. Circolaz., 2002, 871
La presunzione di pari responsabilità, di cui all’art. 2054, 2º comma c.c. deve ritenersi superata dalla presunzione de facto, e cioè derivante dal fatto stesso dell’avvenuto tamponamento, del mancato rispetto ad opera del conducente del veicolo tamponante dell’obbligo di osservare la distanza di sicurezza; se ne desume che, verificatosi il tamponamento, sarà il conducente del veicolo tamponante a dover fornire la prova che il mancato tempestivo arresto del veicolo e la conseguente collisione sono stati determinati da cause a lui non imputabili in tutto o in parte ovvero che l’evento dannoso è stato determinato, in via esclusiva o concorrente, dal comportamento colposo del conducente del veicolo tamponato. Giudice di pace Catania, 08-06-1999. Arch. circolaz., 1999, 813 Eventi straordinari ed imprevedibili tali da esonerare da colpa per mancata osservanza della distanza di sicurezza non possono individuarsi nell’arresto del veicolo che precede; peraltro, all’obbligo di osservare la distanza di sicurezza non può corrispondere alcuno specifico dovere di comportamento a carico di chi precede, il cui improvviso arresto, persino se effettuato senza preoccuparsi di chi segue, non può essere causa di responsabilità, sia pure a titolo di concorso di colpa, ove sia determinato da necessità della circolazione e, comunque, da cause non volute dal conducente. Cass., sez. IV, 19-12-1997. Arch. circolaz., 1997, 903 Nel tamponamento a catena di veicoli, qualora manchi la prova della presunzione di causazione di ciascun danno, trova applicazione il principio della presunzione di cui all’art. 2054, 2º comma, c.c. secondo il quale deve presumersi che tutti i conducenti, la cui condotta colposa potrebbe avere causato il danno in questione, abbiano ugualmente concorso alla sua produzione, al contempo, la presunzione semplice di pari responsabilità di cui all’art. 2054, cpv., c.c. rimane assorbita o superata dalla presunzione de facto dell’inosservanza della distanza di sicurezza a carico del conducente del veicolo che segue, sicché il conducente del veicolo che precede va ritenuto non responsabile della collisione, a meno che risulti che egli non abbia lasciato al conducente dell’auto che lo segue alcuna possibilità di manovrare utilmente per evitare l’evento dannoso. T. Milano. Milano, 06-06-1994. Arch. circolaz., 1995, 416
Ancora, la Convenzione mondiale sulla circolazione stradale all’art. 13 “Velocità e distanza tra veicoli” tra l’altro dice: “Ogni conducente di veicolo deve, in ogni circostanza, restare padrone del proprio veicolo, in modo da potersi conformare alle esigenze della prudenza e da essere costantemente in grado di effettuare tutte le manovre che gli competono. Deve, regolando la velocità del proprio veicolo, tenere costantemente conto delle circostanze, in particolare della disposizione dei luoghi, dello stato della strada, dello stato del carico del proprio veicolo, delle condizioni atmosferiche e dell’intensità della circolazione, in modo da poter arrestare il proprio veicolo nei limiti del proprio campo di visibilità verso l’avanti, nonché dinanzi ad ogni ostacolo prevedibile. Deve rallentare e, se necessario, fermarsi tutte le volte che le circostanze lo esigano, in particolare quando la visibilità non è buona. Il conducente di un veicolo che circola dietro un altro veicolo deve lasciare libera, dietro questo ultimo, una distanza di sicurezza sufficiente per poter evitare una collisione in caso di rallentamento brusco o di arresto improvviso del veicolo che lo precede”.
dove al titolo V Norme di comportamento, nello specifico all’ art. 348. (Art. 149 codice della strada):
Distanza di sicurezza tra i veicoli. 1. La distanza di sicurezza tra due veicoli deve sempre essere commisurata alla velocità, alla prontezza dei riflessi del conducente, alle condizioni del traffico, a quelle planoaltimetriche della strada, alle condizioni atmosferiche, al tipo e allo stato di efficienza del veicolo, all'entità del carico, nonché ad ogni altra circostanza influente. 2. La distanza di sicurezza deve essere almeno uguale allo spazio percorso durante il tempo che passa tra la prima percezione di un pericolo e l'inizio della frenata.
Rispettare le distanze
Segnalare per tempo agli altri le nostre intenzioni
Non dimostrarsi intolleranti con gli altri
Ragionare anche per gli altri
Analizzare l’ambiente, adeguando la velocità alle condizioni della strada e del traffico
Controllare l’itinerario prima di intraprendere un viaggio
Fare un esame di coscienza.
Non intralciare gli altri.
Usare il clacson.
Mantenere in perfetta efficienza la propria automobile.
Cerchiamo di prevedere i comportamenti altrui guardando oltre l’auto che ci precede, non ci facciamo distrarre dalla compagnia a bordo, dal volume troppo alto dell’autoradio, dalla telefonata anche se correttamente eseguita con il blue-tooth.
Insomma: prudenza sempre. E buon viaggio, naturalmente!