LA SCABBIA

La grande simulatrice

Dott. Luciano Schiazza
Specialista in Dermatologia e Venereologia
Specialista in Leprologia e Dermatologia Tropicale
c/o InMedica - Centro Medico Polispecialistico
Largo XII Ottobre 62
16121 Genova
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INTRODUZIONE

La scabbia è una delle più antiche malattie parassitarie, essendosi trovate tracce del parassita nelle mummie egiziane. La scoperta dell’agente causale, l’acaro, risale al 1687 e pertanto la scabbia  può essere classificata come la prima malattia del genere umano della quale si conosceva la causa. Sfortunatamente passarono due secoli prima che tale scoperta fosse accettata dal mondo scientifico. 

Comunemente si ritiene che essa sia appannaggio delle classi sociali più disagiate, o di chi vive in condizioni igieniche scadenti: parzialmente vero in quanto le condizioni socioeconomiche dei pazienti affetti da scabbia sono oramai rappresentative della popolazione in generale, senza distinzione di livello economico, di occupazione, di età o scolarità.

Storicamente le epidemie di scabbia si manifestano in cicli di 30 anni con pause di 15 anni tra di loro. Di questo non vi è soddisfacente spiegazione. Due sono stati i picchi negli ultimi 50 anni: uno alla metà degli anni 40 e un secondo nella seconda metà degli anni 60 su base mondiale e nei primi anni 70 negli Stati Uniti.

Per meglio comprendere tale infestazione analizzeremo:

  1. l’agente causale ed il suo ciclo biologico.

  2. le modalità di trasmissione.

  3. gli aspetti clinici.

  4. la terapia.

AGENTE CAUSALE E SUO CICLO BIOLOGICO

La scabbia è causata da un acaro, il Sarcoptes Scabiei var. hominis (famiglia Sarcoptidae, sottordine Astigmata, ordine Acarina, classe Arachnida).

E’ un parassita obbligato dell’uomo (l’uomo è il suo ambiente naturale), invisibile ad occhio nudo, di forma ovalare, appiattito ventralmente e convesso come una tartatuga sul dorso, di piccole dimensioni (la femmina adulta è lunga 0.4mm e larga 0.3mm, il maschio ha una lunghezza di 0.2 mm e una larghezza di 0.15 mm).

La femmina è dotata di quattro paia di arti: le due paia posteriori terminano con lunghe setole mentre le due paia anteriori sono dotate di ventose che permettono all’acaro di aggrapparsi alla cute dell’ospite, favorendone i movimenti.

Il maschio ha le due paia di arti anteriori come nella femmina mentre solo il terzo paio termina con setole; il quarto paio rassomiglia alle due paia anteriori.

L’acaro si muove con rapidità sulla cute, percorrendo 2.5 cm al minuto.

Sono contagianti le femmine gravide, le larve e le uova; i maschi (vivono per circa 45 giorni e non penetrano nella pelle) muoiono poco dopo l’accoppiamento.

La femmina fecondata resta sulla superficie cutanea sino a quando le uova sono quasi mature (è questo il periodo durante il quale esse possono contagiare per contatto altri individui) dopodichè scava nello strato corneo della pelle una galleria nella quale si annida.

Impiega circa un’ora per introdursi completamente nello strato corneo e prosegue nel suo “scavo” in maniera parallela alla superficie cutanea alla velocità di circa 0.5-5mm al giorno. L’acaro femmina rimane nel suo cunicolo per il resto della sua vita, nutrendosi delle linfa dell’ospite e del materiale proveniente dai tessuti circostanti (lisato tissutale).

Dopo poche ore dallo scavo del cunicolo, la femmina gravida inizia a deporre le uova al ritmo di 2-3 al giorno, per un periodo massimo di due mesi, dopodiché muore. La femmina di trova nella parte terminale anteriore del cunicolo mentre le uova si trovano dietro di essa. La velocità di movimento dell’acaro ha poca influenza sul ritmo di produzione delle uova.

Nell’arco di 3-4 giorni le uova si schiudono e danno origine alle larve (primo stadio immaturo dello sviluppo), dotate di tre paia di arti. Le larve escono dal cunicolo sulla superficie cutanea per cercare rifugio e probabilmente cibo nei follicoli piliferi dell’ospite: scavano a loro volta altri cunicoli dove proseguono nella loro evoluzione nei due stadi di ninfa (protoninfa e tritoninfa, dotate di quattro paia di arti come l’adulto).

I due stadi ninfali che precedono l’adulto si trovano anche nei follicoli piliferi. Le ninfe diventano adulte in circa 4-6 giorni dalla schiusa delle uova.

I maschi adulti non si trovano facilmente e non vivono a lungo come le femmine. Essi costruiscono solo corti cunicoli (meno di 1 mm) e passano la maggior parte della loro vita sulla superficie cutanea in cerca di femmine non gravide.

Anche le femmine non gravide scavano piccoli cunicoli, nei quali rimangono per 1-2 giorni. La copulazione avviene probabilmente sulla superficie cutanea: vi è un alto tasso di mortalità in questo stadio di ricerca reciproca sia per i maschi sia per le femmine.

Il periodo che intercorre tra l’uovo e la femmina gravida è di 10-14 giorni.

MODALITA' DI TRASMISSIONE 

La femmina adulta sopravvive in un ambiente umido (tra il 40 e 80% di umidità) e temperature comprese tra 25° e 35°C: al di sotto dei 20°C ed al di sopra dei 55°C muore. Non sopravvive più di 2-5 giorni al di fuori dell’ospite umano.

Questa premessa è doverosa per comprendere come il contagio, nella grande maggioranza dei casi, sia prevalentemente interumano.

Per la trasmissione dell’infestazione è necessario un contatto fisico diretto prolungato con la persona ammalata.

Ciò potrà avvenire:

ASPETTI CLINICI

Durante le prime 4-6 settimane dell’infestazione la scabbia non dà sintomi, nonostante gli acari continuino ad aumentare di numero e si infiltrino nello strato corneo.

Il perché intercorrano parecchi giorni prima che la malattia si manifesti è legato al fatto che il prurito che disturba il paziente è di origine allergica, ossia legato ad una risposta immunitaria del soggetto nei confronti dell’acaro.

Quindi, specialmente nella prima infezione, la presenza del parassita viene svelata dopo parecchi giorni dal contagio (un mese in media), permettendogli di moltiplicarsi indisturbato.

Nel caso in cui un soggetto venga contagiato nuovamente, dopo essersi curato e guarito dall’infestazione, in questo caso il prurito comparirà dopo sole 24-96 ore egli era già stato sensibilizzato all’acaro  precedentemente.

Sulle modalità della sensibilizzazione, si ritiene che questa si attui a seguito del contatto di fluido intercellulare proveniente dalle zone più profonde della cute con antigeni solubili (probabilmente derivati dal corpo dell’acaro), saliva, altre secrezioni corporee e feci del parassita; questo materiale acquoso rappresenta un mezzo ideale affinché gli antigeni solubili possano diffondere nel derma e stimolare la reazione immunitaria.

Il periodo necessario alla sensibilizzazione dell’organismo all’acaro può variare, riducendosi a due settimane o allungandosi sino ad un anno.

Solo ed esclusivamente quando si sviluppa la reattività immunologica l’ospite scopre in maniera improvvisa il problema. 

Questo lungo periodo di incubazione giustifica la gravità del problema nei dormitori, nelle residenze per anziani e nelle strutture sanitarie, in quanto vi è tempo per la diffusione della malattia tra i dipendenti ed i pazienti prima che qualcuno manifesti i sintomi.

L’incubazione dura in media 3-4 settimane nel caso di prima infezione  mentre è più breve (1-3 giorni) nel caso di reinfestazione.

Il sintomo caratterizzante la scabbia è il prurito: è un prurito generalizzato caratteristicamente notturno, che si manifesta gradualmente.

L’intensità dell’infestazione parassitaria (numero di acari) nel momento in cui viene formulata la diagnosi non è in relazione con l’intensità del prurito lamentata dal paziente. Capita infatti che pazienti con un prurito intollerabile siano infestati solo da alcuni acari mentre altri con un alto numero di parassiti ne abbiano poco.

La lesione caratteristica della malattia è il cunicolo scabbioso: occorre però precisare che nella maggioranza dei casi esso non è evidente.

Quando presente, esso appare come una piccola zona rilevata, sinuosa, filiforme, lunga qualche millimetro localizzata in prevalenza in aree scarse di follicoli pilo-sebacei quali gli spazi interdigitali delle mani e la superficie flessoria dei polsi, dove la pelle è più sottile. Esso corrisponde al tragitto compiuto dalla femmina adulta nello strato corneo. Ad una estremità del cunicolo si può apprezzare un piccolo rilievo simile ad una capocchia di spillo denominato vescicola perlacea per il suo aspetto traslucido: qui si trova l’acaro mentre il resto del percorso è occupato dalle uova e dalle feci da lui deposte.

Nei bambini sono comuni:

Negli anziani si apprezza di solito una minore risposta infiammatoria presumibilmente per una diminuita competenza immunitaria dell’individuo, che tuttavia non necessariamente significa minor intensità del prurito. Nei pazienti allettati o con limitata mobilità le lesioni si localizzano particolarmente sulle natiche e sul dorso.

Altre lesioni proprie della malattia sono le papule e i noduli infiammatori oltre a manifestazioni aspecifiche quali eczema ed escoriazioni.

Nell’adulto si osservano:

Nel bambino è facile osservare la prevalenza di escoriazioni talora infette rispetto alle lesioni tipiche.

Nel lattante è caratteristico l’interessamento palmo-plantare, del viso e del cuoio capelluto.

La scabbia è l’esempio di una malattia nella quale sono solitamente presenti contemporaneamente vari tipi di lesioni (malattia polimorfa).

Purtroppo però la malattia non si presenta sempre manifesto con i classici segni: l’igiene della persona oggi è consuetudine e trovare lesioni specifiche è sempre più raro.

DIAGNOSI

Per formulare diagnosi di scabbia occorre seguire alcuni criteri, per non essere ingannati da quella che è stata definita la “grande simulatrice”: infatti escoriazioni secondarie, eczematizzazioni e infezioni caratterizzano molte  patologie cutanee pruriginose, rendendo così più difficile l’approccio diagnostico.

Occorre quindi prestare molta attenzione a:

E’ necessario perciò osservare con estrema accuratezza ogni singola lesione e soprattutto conviene avvalersi di un esame di laboratorio, l’esame al microscopio di frammenti di tessuto corneo prelevato con un bisturi in corrispondenza di una lesione sospetta che consente la ricerca diretta del parassita, delle sue uova e/o delle sue feci .

Anche l’uso di corticosteroidi per via topica, prescritti per una gran varietà di patologie cutanee pruriginose, spesso senza prescrizione del medico curante ma per passaparola di amici e vicini di casa, può rendere più difficile la diagnosi. Infatti essi determinano un apparente miglioramento dei sintomi della scabbia in quanto riducono il prurito e attenuano le eruzioni cutanee, limitando così i segni tipici della malattia.

A questo si aggiunge che il loro uso non riduce la capacità infestante del soggetto, anzi facilita la sua capacità di trasmettere ad altri la malattia poiché l’apparente miglioramento e la riduzione dell’imbarazzante prurito favoriscono le relazioni sociali; ciò ritarda la diagnosi corretta e facilita l’infestazione di altri individui, specialmente in strutture sanitarie e residenziali.

Occorre inoltre tener conto che altre malattie dermatologiche causano un fastidioso prurito e quindi occorre differenziare il prurito della scabbia da quello ad esempio della dermatite atopica, della dermatite da contatto, dell’impetigine, delle punture di insetto e della neurodermite.

IGIENE PERSONALE E MISURE SANITARIE

L’acaro della scabbia non è in grado di sopravvivere per lunghi periodi al di fuori dell’ospite: infatti di solito muore nel giro di pochi giorni.

Naturalmente la sopravvivenza al di fuori dell’ospite dipende dalla temperatura ambientale e dall’umidità relativa. Più è bassa la temperatura e più alta l’umidità relativa, più lunga è la sua sopravvivenza.

Specialmente nell’ambito di strutture residenziali per anziani si impongono rigorose norme di igiene per il personale e una regolare pulizia degli ambienti, con frequente ricambio di lenzuola e federe, oltre a quelle necessarie per ridurre la contaminazione di oggetti inanimati, sui quali (letti, pavimenti, mobilio) talvolta sono ritrovati acari vivi.

Il lavaggio in lavatrice di lenzuola, federe, ecc. ad almeno 49°C determina la morte dell’acaro in 10 minuti.

TERAPIA

Premessa doverosa: la terapia deve essere prescritta sempre e solamente dal medico.

NO alle terapie “fai da te” o suggerite.

La terapia attualmente si basa sull’uso di sostanze da applicare sulla cute, con vari protocolli a seconda del composto chimico, in genere con due applicazioni a distanza di 7-10 giorni l’una dall’altra.

La parte più difficile del trattamento è quella da attuarsi nei confronti dei contatti asintomatici, ossia di coloro che potenzialmente sono già contagiati perché sono stati a stretto contatto con il paziente ammalato, non hanno ancora sviluppato i sintomi della scabbia ma sono in grado di diffondere la malattia.

Queste persone spesso sono scettiche nell’intraprendere il trattamento, ritenendosi non ammalati poiché non presentano sintomi.

Ma è durante il periodo che precede la sensibilizzazione che il soggetto è maggior fonte di infestazione perché inconscio portatore dell’infestazione.

Coinvolgere nella cura tutte le persone a stretto contatto con l’ammalato è quindi la base di una efficace eradicazione del parassita e l’unico modo per circoscrivere e limitare la diffusione della scabbia.

Il prurito (più lieve e non notturno) può persistere anche un mese dopo il termine della terapia poiché i suoi resti (materiale antigenico) ancora presenti nell’epidermide e nel derma possono infatti continuare a stimolare la risposta immune.

A questo punto è sufficiente un trattamento sintomatico, non più antiparassitario, per eliminare la residua sintomatologia pruriginosa.

La persistenza perciò del prurito alla fine del trattamento e per un certo periodo dopo il suo termine (ma non più con le tipiche caratteristiche di accentuazione notturna tali da impedire il sonno quali si hanno durante la malattia)  non deve essere perciò intesa come fallimento della terapia antiscabbia: questo per evitare che il paziente prolunghi di propria iniziativa la terapia, la quale, se impropriamente ed arbitrariamente utilizzata, può determinare effetti irritativi (che accentuano e prolungano il prurito) oltre che rischi di assorbimento della medicazione antiparassitaria.

La scabbia però non dà immunità da altri contagi. Per cui se una persona, dopo essersi correttamente curata, sente ricomparire un prurito che peggiora durante la notte, è bene che si faccia ricontrollare dal medico: potrebbe trattarsi di una nuova infestazione.

MODALITA' DI TERAPIA

Il prodotto antiscabbia va applicato dopo il bagno o la doccia, su cute asciutta (dopo essersi asciugati, lasciare passare alcuni minuti prima di iniziare il trattamento), dal collo in giù, con particolare attenzione alle regioni palmari e plantari, tra le dita delle mani e dei piedi, alle aree intertriginose (pieghe ascellari e inguinali), sotto le unghie delle mani e, nel caso del bambino, anche sul cuoio capelluto.

Nel caso in cui le mani vengano lavate entro 8 ore dall’applicazione, occorre riapplicare il prodotto.

Il trattamento deve essere eseguito contemporaneamente da tutti i membri del nucleo familiare in stretto contatto con il paziente, dal partner sessuale, anche se in assenza di prurito, per evitare possibili reinfestazioni.

E’ importante che vengano seguite fedelmente le istruzioni al fine di evitare applicazioni per periodi superiori a quelli prescritti: infatti capita che il paziente, lamentando ancora un po’ di prurito al temine del ciclo terapeutico, scambi la lieve dermatite pruriginosa che segue la terapia come persistenza della malattia e tenda a prolungare le applicazioni di qualche giorno, peggiorando il quadro.

La biancheria intima di cotone, le calze, le federe dei cuscini, le lenzuola, gli asciugamani usati dal paziente nei due giorni precedenti vanno lavati a 60°C e stirati con il ferro a vapore; valido anche il lavaggio “a secco”.

Ciò che non può essere lavato a questa temperatura verrà messo in un sacco di plastica per 1 settimana: l’acaro se non riesce a nutrirsi nell’arco di una settimana, muore.. Per i materassi e le coperte si utilizzerà un antiparassitario in polvere (trattati per 48 ore).

Può essere utile passare l’aspirapolvere nell’intero appartamento, avendo cura, al termine, di eliminare il sacchetto di raccolta.  

COSA DICE LA LEGGE:

MISURE DI PROFILASSI PER ESIGENZE DI SANITA' PUBBLICA

Provvedimenti nei confronti del malato:

“ Allontanamento da scuola o dal lavoro fino al giorno successivo a quello di inizio del trattamento.

Per i soggetti ospedalizzati o istituzionalizzati, isolamento da contatto per 24 ore dall’inizio del trattamento.”

Provvedimenti nei confronti di conviventi e di contatti:

“ Sorveglianza clinica per la ricerca di altri casi di infestazione; per i familiari e per i soggetti che abbiano avuto contatti cutanei prolungati con il caso è indicato il trattamento profilattico simultaneo.

In caso di epidemie è indicato il trattamento profilattico dei contatti.

Lenzuola, coperte e vestiti vanno lavati a macchina con acqua a temperatura maggiore di 60°C; i vestiti non lavabili con acqua calda vanno tenuti da parte per una settimana, per evitare reinfestazioni.”

 

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Domande

?

Risposte


Che cosa è?

E’ una infestazione altamente contagiosa della pelle da parte di un parassita.

Da cosa è causata?

Da un piccolo acaro, conosciuto come Sarcoptes scabiei var. hominis, invisibile ad occhio nudo.

E’ contagiosa?

SI, molto contagiosa.

Come si trasmette?

Per contatto diretto cute con cute con persona che ha la malattia. Il contatto deve essere prolungato e non semplicemente attraverso una veloce stretta di mano, anche se questa è una ipotesi che non può essere scartata del tutto. L’acaro della scabbia è attratto dal calore e dell’odore del corpo dell’uomo.

E’ vero che colpisce solo le persone che si lavano poco?

No. La scabbia tende a manifestarsi in individui di qualsiasi livello sociale, con qualsiasi tipo di occupazione.

Perché si pensa che la scabbia sia più frequente nelle persone con scarsa igiene personale?

Perché spesso capita che tali persone vivano in ambienti promiscui, in condizioni igieniche precarie. Tutto ciò facilita il contagio diretto o indiretto attraverso indumenti; la diffusione così avviene velocemente e in maniera incontrollata.

A che età ci si può infestare?

In ogni fascia d’età.

Ci si può infestare anche senza venire a contatto con una persona infetta?

Poco probabile perché l’acaro non vive più di 2-3 giorni al di fuori del  corpo umano.

Dopo quanto tempo dal contagio compaiono i sintomi?

Se una persona non è mai stata infestata prima dalla scabbia, i sintomi appaiono in media dopo circa 3-4 settimane dal contagio. Se una persona invece era già stata infestata precedentemente dalla scabbia, l’incubazione sarà più breve e l’individuo comincerà ad avvertire i sintomi entro 1-3 giorni dalla reinfestazione.

Quali sono i sintomi della scabbia?

Prurito intenso e persistente che peggiora durante la notte.

Oltre al prurito, quali segni la scabbia determina sulla pelle?

Elementi caratteristici della malattia sono i cunicoli. Oltre a questi possono comparire vescicole, lesioni papulose e nodulari.

Cosa sono i cunicoli scabbiosi?

Sono le gallerie che la femmina scava appena al di sotto della superficie esterna della pelle (nello strato corneo), all’interno delle quali essa depone le uova.

Come appaiono i cunicoli scabbiosi?

Appaiono come sottili rilievi di colore grigiastro, lunghi da 3 a 15 millimetri, spesso di forma a zigzag o ad  “S”, sottili come un  capello, alla cui estremità può osservarsi una piccola vescicola o papula.

Dove si possono osservare?

Non sempre si vedono facilmente. Le sedi preferite sono comunque gli spazi interdigitali delle mani, i polsi, la piega flessoria del gomito, i pilastri ascellari, l’ombelico, le natiche ed i piedi.

Quali sono le principali localizzazioni delle manifestazioni cutanee?

Oltre alle sedi già indicate, altre sedi elettive, soprattutto per le lesioni nodulari, con forte valore diagnostico, sono l’areola mammaria nelle donne e il pene e lo scroto negli uomini; anche l’area corrispondente alla linea della cintura può essere interessata.

Nel bambino e nel lattante, contrariamente all’adulto, sono coinvolte le regioni palmo-plantari, oltre all’interessamento della testa e del collo.

Quanto vive un acaro?

Lontano dalla cute dell’uomo, gli acari non sopravvivono più di 48-72 ore. Quando invece si trova sulla cute umana, l’adulto femmina può sopravvivere sino ad un mese.

Per quanto tempo una persona è considerata infettiva?

Una persona è considerata infettiva dal momento in cui risulta contagiata sino a che il trattamento si è concluso. Biancheria e indumenti sono considerati infettivi sino al termine della terapia o sino a due settimane dopo l’ultima esposizione. Dopo il trattamento, una persona può inconsciamente reinfestarsi esponendosi alla prima fonte di contatto o per contatto con una fonte infetta differente.

Come si deve comportare il partner sessuale?

Se i rapporti sessuali risalgono ai 30 giorni precedenti la scoperta della malattia anche il partner deve eseguire lo stesso trattamento.

Per quanto tempo devono essere evitati i rapporti sessuali?

Fino all’avvenuta guarigione, se l’altra persona non è sotto terapia.

Chi è a maggior rischio di una grave infestazione?

Coloro che hanno stretti contatti fisici con altri, come i bambini, le madri di giovani bambini, soggetti con intensa e promiscua attività sessuale.

Tutte le persone della stessa famiglia, nel caso in cui un  membro della stessa sia affetto da scabbia.

Gli anziani nelle case di riposo, poiché talvolta la diagnosi può  essere mascherata da altri patologie cutanee. Il lasso di tempo che intercorre con la diagnosi corretta fa si che la scabbia si diffonda al personale che spesso deve assistere persone non autosufficienti.

I soggetti immunodepressi o defedati.

Gli animali domestici possono trasmettere la scabbia?

Il tipo di scabbia che infesta l’uomo è specifico dell’uomo ed è differente dal tipo che infesta i cani o altri animali. Gli acari degli animali possono infestare la cute dell’uomo, se vivono a stretto contatto col proprietario, causando prurito e irritazione. Tuttavia l’acaro muore in un paio di giorni e non si riproduce. In questo caso è fondamentale curare l’animale per sradicare l’infestazione e far cessare il prurito.

Quale è il periodo di maggior contagiosità di un individuo?

Sicuramente nelle 4-6 settimane che decorrono tra il contagio e la comparsa del prurito. Durante tale lasso di tempo infatti il soggetto infetto, non avvertendo alcun disturbo (prurito), continua la propria vita senza restrizioni nei contatti, facilitando così il passaggio dell’acaro da una persona ad un’altra.

Come viene diagnostica la scabbia?

Occorre innanzitutto chiarire che non è sempre facile la diagnosi di scabbia sia perché le manifestazioni cliniche, specie all’inizio, non sono quelle tipiche sia perché pochi sono i segni sulla pelle.

La diagnosi si basa su:

presenza di un intenso prurito che peggiora durante la notte, 

localizzazione e sul tipo delle lesioni cutanee,

esame al microscopio di prelievi effettuati a livello delle lesioni, grattando con una lama di bisturi.

Cosa permette di vedere l’esame microscopico?

Può mettere in evidenza gli acari adulti (o parte di essi), le uova o gli escrementi.

La scabbia può essere curata?

Si.

Come si cura?

Il trattamento della scabbia si basa sull’uso di varie sostanze da applicare sulla cute a base di benzile benzoato, permetrina, piretrina, crotamidone, zolfo precipitato al 4-6%.

La frequenza dell’applicazione dipende dal prodotto prescritto. In genere le sostanze vengono applicate alla sera, prima di andare a letto, sulla pelle asciutta,  seguite da un bagno mattutino, avendo cura di indossare ogni volta indumenti puliti. Dopo 7-10 giorni si esegue un secondo ciclo di terapia.

Tutti gli indumenti, lenzuola, federe, asciugamani usate da persona affetta da scabbia due giorni prima dell’inizio del trattamento debbono essere lavati in acqua calda (60°C), come pure ogni mattino successivo al trattamento.

Dove deve essere applicato il medicamento per essere sicuri della sua efficacia?

Fermo restando che la terapia antiscabbia non è oggetto di automedicazione, il topico andrà applicato dal collo sino alla punta delle dita dei piedi, comprese le regioni palmari, plantari e la regione inguinale, con l’eccezione del viso e del cuoio capelluto. Bisogna tagliare accuratamente le unghie, applicare il topico sotto le unghie, non dimenticando la regione periungueale e gli spazi interdigitali.

Nei bambini sotto i due anni, nei vecchi degenti in case di riposo, in soggetti con ridotte difese immunitarie occorre includere anche il cuoio capelluto.

Chi dovrebbe essere sottoposto a trattamento per la scabbia?

ogni persona alla quale stata diagnosticata la scabbia;

tutte le persone a stretto contatto con la persona affetta da scabbia;

il/la partner sessuale;

chi abita nello stesso locale o appartamento, anche se apparentemente non manifesta sintomi della malattia;

tutti i componenti di una famiglia;

persone a stretto contatto con un nucleo familiare infetto, quali amici molto stretti, le collaboratrici domestiche o i compagni di classe dei figli, se frequentano la casa.

Si possono avere rapporti sessuali durante la terapia?

Si, se l’altra persona sta eseguendo contemporaneamente il trattamento antiscabbia.

Dopo quanto tempo dall’inizio della terapia scompare il prurito?

Il prurito notturno tipico della malattia generalmente scompare nel corso del ciclo di terapia.

Può persistere invece durante il giorno, in maniera più lieve, ancora per circa 2-4 settimane. In questo caso il dermatologo provvederà a prescrivere i farmaci appropriati al caso.

Quali altri precauzioni, oltre alla terapia, debbono essere messe in atto?

Se dopo la cura persiste ancora il prurito, cosa bisogna fare?

Non è insolito che al termine della cura possa persistere un po’ di prurito (e comunque non è più presente durante la notte): ciò è dovuto al fatto che il trattamento uccide l’acaro ma il suo corpo rimane nella cute ed è questo che continua a creare uno stimolo allergico. Il prurito persisterà, se non trattato in maniera appropriata (non più però con il prodotto antiscabbia precedentemente usato), finché il nostro sistema naturale di difesa esaurirà la sua azione nei confronti dei residuo dell’acaro. Ciò di solito dura in media circa due settimane.

Cosa bisogna fare nel caso in cui il prurito persista anche di notte oltre le due settimane dal termine della cura antiscabbia?

Recarsi dallo specialista dermatologo. Questo perché occorre valutare 

se non vi sia stato fallimento della terapia antiscabbia per resistenza dell’acaro al prodotto  prescritto.

se vi sia una reinfestazione (dai conviventi o dalla biancheria non adeguatamente trattata).

se sia insorta una dermatite allergica.

Cosa non bisogna fare nel caso in cui il prurito persista oltre le due settimane dal termine della terapia antiscabbia?

Bisogna evitare di prendere iniziative personali di terapia, come per esempio continuare la terapia antiscabbia oltre i termini prescritti dallo specialista dermatologo; questo  perché anziché giovare al prurito, l’uso indiscriminato di tali prodotti può arrecare irritazione della cute e peggiorare la sintomatologia.

Quali misure di prevenzione si possono mettere in atto per evitare di prendersi la scabbia?

innanzitutto norme di ottima igiene per la casa.

fare la doccia o il bagno tutti i giorni.

lavare frequentemente le mani.

consigliare ai figli a non scambiare indumenti con gli amici.

cambiare frequentemente le lenzuola e le federe.

La scabbia può dare complicazioni?

L’intenso grattamento provocato dal  prurito può causare eczema e sovrainfezione delle lesioni.

Cosa non si deve fare?

Non trattare la scabbia con rimedi domiciliari quali ad esempio spazzolare con detergente da lavanderia o saponi aggressivi o applicare cherosene: tutto ciò servirà solamente a peggiorare la situazione.

non applicare creme cortisoniche o altra crema se non prescritta dal dermatologo.

non ripetere di propria iniziativa il trattamento antiscabbia se non espressamente prescritto dal dermatologo.

Cosa si deve fare per una efficace eradicazione dell’infestazione?

Farsi controllare prima possibile da un dermatologo.

Ricordarsi che la presenza della scabbia non riflette la qualità della propria igiene personale.

Occorre trattare tutti i soggetti infetti e non. Possono trascorrere 4-6 settimane senza che i sintomi si manifestino.

Applicare il prodotto scabbicida in maniera corretta. Se si lavano le mani dopo l’applicazione, occorre ripetere la medicazione sulle mani.

Lavare tutti gli oggetti personali. L’acaro è attratto dal profumo. Ogni abito pulito, non indossato dal paziente, appeso nell’armadio o piegato nei cassetti  è privo di pericolo.

Gli oggetti che non si vogliono lavare possono essere messi in una essiccatrice a ciclo caldo per 30 minuti, o stirati con un ferro caldo.

Gli oggetti possono essere lavati a secco.

Cambiare quotidianamente il letto.

Usare l’aspirapolvere per i tappeti e per tutta la casa, buttando via il sacchetto subito dopo.

 

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