PIPISTRELLO VAMPIRO

Dott. Luciano Schiazza
Specialista in Dermatologia e Venereologia
Specialista in Leprologia e Dermatologia Tropicale
c/o InMedica - Centro Medico Polispecialistico
Largo XII Ottobre 62
16121 Genova
cell 335.655.97.70 - studio 010 5701818
www.lucianoschiazza.it

Pipistrello vampiro

Il pipistrello vampiro (pipistrello vero di Azara, Desmodus rotundus), appartiene alla famiglia dei Fillostomidi (genere Desmodus) ed è diffuso nel centro-sud America.

Diffusione del Pipistrello vampiro

Il nome Desmodus deriva da due parole grecheδεσμο-, legato o raggruppato, e -ὀδούς, dente, con riferimento alla disposizione ravvicinata degli incisivi, mentre il termine specifico, dal latino rotundus, è un riferimento alle forme rotondeggianti del corpo.

Félix de Azara

Il nome comune (pipistrello vero di Azara) prende origine dal cartografo, naturalista, ingegnere militare, antropologo spagnolo Félix de Azara, che nel  1801 in Paraguay catturò l’olotipo della specie.

Con olotipo di indica l’esemplare sul quale si basa la descrizione di una nuova specie e sul quale altri ricercatori si baseranno per capire l’appartenenza di altri esemplari a quella o altra specie.

Il pipistrello vampiro vive preferibilmente in grotte e talvolta anche nelle cavità degli alberi, ma non disdegna ruderi, miniere e palazzi abbandonati.

Il pipistrello vampiro è dotato di incisivi superiori enormi e affilati, canini piccoli e taglienti, denti masticatori piccoli e stretti. Gli incisivi inferiori sono piccoli e forniti di tre cuspidi.

La pelliccia è corta e ruvida. Le parti dorsali sono bruno-rossastre con la base dei peli giallastra, mentre le parti ventrali sono giallastre chiare.

Pipistrello vampiro

E’ maggiormente attivo due ore dopo il tramonto.  Vola velocemente grazie alle lunghe ali ma è anche molto agile al suolo dove cammina, corre e salta con grande abilità.

Grazie alla sensibilità dei nervi facciali, sarebbe in grado di trovare la zona della vittima dove il sangue scorre più vicino alla pelle e dove darà il morso dalla cui ferita leccherà il sangue che fuoriesce.

Pipistrello vampiro

Poiché se non riesce a nutrirsi per almeno tre giorni di seguito è destinato a morire, si instaura un particolare comportamento di cooperazione nella specie, noto come altruismo reciproco, grazie al quale le femmine, e talvolta anche i maschi, rigurgitano il sangue prelevato precedentemente dalle loro prede per darlo ai propri piccoli o ad altri membri della colonia che non sono stati in grado di procurarselo (solitamente i più giovani). Ciò garantisce una aspettativa di vita che può raggiungere i 20 anni.

Il pipistrello vampiro si nutre esclusivamente di sangue di altri vertebrati, in particolare di animali domestici, che ottiene attraverso dei morsi inferti con gli affilatissimi incisivi, leccando successivamente il sangue con la lingua che presenta piccoli solchi che permettono al sangue di fluire meglio ed evitandone la coagulazione attraverso una sostanza anticoagulante presente nella saliva denominata  draculina. La quantità di sangue ingerita è pari al suo peso corporeo.

Pipistrello vampiro

Il nutrimento è rappresentato dai globuli rossi; la parte liquida del sangue è prontamente eliminata con le urine.

I suoi denti sono così affilati che la vittima spesso non si accorge del morso, percepito solo come una leggera puntura d’ago. Può attaccare anche serpenti, lucertole, rospi, coccodrilli e tartarughe.

Si muove in maniera furtiva avvicinandosi alla vittima, non atterrando direttamente su di essa, ma nelle sue vicinanze, per poi camminare o saltellare verso di essa.

Si riproduce durante tutto l'anno dando alla luce (tra aprile-maggio e ottobre-novembre), dopo una gestazione di 7 mesi, un solo piccolo (talvolta anche gemelli).  

Dal secondo mese inizia a nutrirsi di sangue rigurgitato dalla madre (nel primo mese si nutre di latte)  e dal quarto mese accompagna la madre nell’attività predatoria.

Il pericolo sanitario per l’uomo è legato alla trasmissione della tripanosomiasi e soprattutto della rabbia. Il pipistrello vampiro infatti sopravvive dopo aver contratto la rabbia, rappresentando così un ottimo vettore della malattia.