DERMATITE DA BIRRA MESSICANA
(Mexican beer dermatitis)
Dott. Luciano Schiazza
Specialista in Dermatologia e Venereologia
Specialista in Leprologia e Dermatologia Tropicale
c/o InMedica - Centro Medico Polispecialistico
Largo XII Ottobre 62
16121 Genova
cell 335.655.97.70 - studio 010 5701818
www.lucianoschiazza.it
Una buona birra messicana come si serve? Con un rituale ben preciso: la fettina di lime infilata nell’apertura della bottiglia. La si spinge poi al suo interno, si tappa col pollice l’apertura mentre si rigira la bottiglia per miscelare il tutto.
Se il bevitore non è attento, togliendo il dito troppo frettolosamente, si genererà uno spray di birra e lime. Il problema non si pone se stiamo bevendo la birra in un ambiente chiuso e non ci esponiamo al sole. Se però ci troviamo in costume su una spiaggia o sui bordi di una piscina, il nebulizzato di birra e lime si depositerà su parte della pelle “nuda” esposta al sole. A questo punto si creerà una reazione sole/lime che causerà la cosiddetta “mexican beer dermatitis”.
Di che si tratta? Si tratta di una fitofotodermatite, ossia di una reazione tossica, di varia intensità, indotta dal succo del lime depositato sulla pelle esposta ai raggi ultravioletti.
Inizialmente la dermatite si manifesta con un eritema (arrossamento) accompagnato da sensazione di bruciore e talvolta dalla comparsa di bolle. Talvolta però l’eritema è talmente lieve da passare inosservato. Nel decorso, dopo la fase acuta, compare nelle stesse zone una iperpigmentazione (colorazione marrone scuro), che può permanere per settimane o mesi.
Perché tutto ciò avviene? Il lime contiene varie concentrazioni di composti cumarinici fototossici (furocumarine o psoraleni), quali il bergaptene, il 5- metossipsoralene, che assorbono la luce trasmessa dagli UV-A (320-380 nm, con picco di attività a 335 nm). Questo connubio UV-A e furocumarine induce una reazione fotochimica che
danneggia le membrane cellulari ed il DNA dei cheratinociti (cellule dell’epidermide),
-
induce un legame tra le furocumarine (l’anello fumarico) ed il DNA,
-
attiva la cascata metabolica dell’acido arachidonico,
-
porta a morte le cellule.
con conseguente reazione infiammatoria esclusivamente sulle zone dove il lime si è depositato.
Clinicamente tutto ciò si traduce in
-
eritema,
-
bolle,
-
necrosi dell’epidermide,
-
desquamazione.
L’iperpigmentazione, ricordo della mexican beer dermatitis, avviene per due motivi:
-
la melanina (è la molecola presente nell’epidermide in grado di pigmentare/abbronzare la pelle), a seguito del processo infiammatorio, cade nella parte sottostante l’epidermide (derma) e viene catturata dai melanofagi che la trattengono a lungo,
-
aumenta il numero di melanociti funzionanti nella zona danneggiata ed i melanosomi, espressione dell’attività del melanocita (i melanosomi sono organelli citoplasmatici nei quali avviene la reazione biochimica che porta alla sintesi di melanina), si distribuiscono nell’epidermide fotodanneggiata.
Gli aspetti della dermatite sono bizzarri, spesso sotto forma di iperpigmentazioni lineari che possono simulare ciò che avviene sulla pelle dopo il contatto con una medusa. Altre volte si presentano come impronte delle dita, ricopiando perfettamente la zona di cute che la mano, venuta a contatto con la miscela birra/lime, ha toccato.
La mexican beer dermatitis spesso non presenta caratteri di gravità per l’esigua quantità di miscela che si deposita sulla pelle. Tuttavia l’aspetto estetico può non essere gradevole, anche perché la pigmentazione tende a perdurare sulla cute a lungo.
La fitofotodermatite da succo del lime è ben conosciuta nell’ambiente dermatologico. Solitamente ciò avviene in persone che preparano bibite o cibi con fettine di lime o succo di lime oppure in chi applica sulla pelle preparazioni contenenti succo di lime. Anche il contatto con la pianta di lime può creare lo stesso problema.
Altre specie vegetali in grado di indurre le stesse manifestazioni, appartengono alle:
-
ombrellifere (es. pastinaca sativa, carota, ammi maius)
-
rutacee (es. arancia, limone, bergamotto),
-
moracee (fico)
-
leguminose (psoralea tenuiflora, psoralea carylifolia).
Le furocumarine sono presenti però anche in molte altre piante molto comuni come le primule, l'edera, i gerani.
Quanto descritto non significa “evitiamo di bere le birre messicane”: tutt’altro. Conoscere questa dermatite serve solo a mettere in guardia da una possibile dermatite se non mettiamo in atto delle semplici procedure:
-
quando si scuote la bottiglia di birra evitare di togliere improvvisamente il dito dall’imboccatura della bottiglia. Si ridurrà drasticamente la possibilità di nebulizzare il contenuto della bottiglia.
-
lavare le mani dopo avere miscelato birra e lime.
-
se lo spray si è diffuso sulla pelle, provvedere a lavare subito la zona. Non possiamo lavarci? Mettiamo un asciugamano sopra di essa, per evitare che il sole scateni la reazione.
Riguardo alla cura della dermatite, occorre far presente che la dermatite da birra messicana si risolve da sola.
Semplici impacchi freddi possono essere sufficienti nella fase iniziale. In caso di reazione più intensa, sono utili i cortisonici applicati localmente.
Una curiosità: perché si usa la fettina di lime con la birra messicana? Non vi è una spiegazione univoca. Considerando l’abitudine di bere la birra alla bottiglia, si dice che il lime veniva usato per disinfettare il collo della bottiglia o per tenere lontane le mosche. Altre voci riferiscono che il lime fu aggiunto per stimolare le vendite, scarse, della birra Corona negli Stati Uniti: in effetti funzionò. Attualmente l’aggiunta del lime si giustifica come un modo per esaltare la freschezza e aumentare l’effetto dissetante della birra.