ZANZARA TIGRE
Dott. Luciano Schiazza
Specialista in Dermatologia e Venereologia
Specialista in Leprologia e Dermatologia Tropicale
c/o InMedica - Centro Medico Polispecialistico
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La zanzara tigre (detta anche zanzara tigre asiatica o zanzara diurna della foresta) è un insetto dell’ordine dei Ditteri, famiglia Culicidae, genere Aedes o Stegomyia, con nome scientifico binomiale di Aedes (dal greco άηδής, spiacevole, odioso) albopictus (significa “ricamato di bianco”) o Stegomyia albopicta.
Questa zanzara origina dalle aree tropicali e subtropicali del sudest asiatico. E’ presente nel nostro paese dal settembre 1990 quando fu segnalata la sua presenza a Genova. La sua introduzione in Italia si deve al commercio marittimo di copertoni usati (contenenti le uova) provenienti dagli Stati Uniti (altro fornitore importante è il Giappone).
La diffusione in aree quali il Veneto e l’Emilia Romagna, è da ritenersi legato alla presenza, in queste regioni, di grandi aziende importatrici.
Le carcasse dei pneumatici infatti rappresentano l’habitat ideale per le uova: raccolgono piccole quantità di acqua, sono poco luminosi ed il colore nero, sottoposto ai raggi solari, sviluppa calore. Oltre a questo “mezzo di trasporto” la zanzara tigre usufruì delle piante ornamentali che vengono trasportate in acqua, specialmente gli alberi di Dracena fragrans (meglio noti come “tronchetto della felicità”) e la sua varietà massangeana (bambù della felicità, “lucky bamboo”). In seguito, grazie alle sue capacità di adattamento ad ambienti diversi e la sua preferenza per le aree urbanizzate (la zanzara tigre è definita zanzara “di città”), si è diffusa ed insediata in tantissime zone d’Italia.
La zanzara tigre è molto aggressiva e diversamente dalla zanzara “nostrana” (Culex pipiens), la zanzara tigre è un vettore diurno che punge, ripetutamente (anche più ospiti), durante il giorno (perché quando punge non compie un pasto di sangue sufficiente allo sviluppo delle uova e quindi deve farlo più volte) e preferibilmente all’inizio e alla fine della giornata (mattino presto e tramonto), proprio nelle ore più fresche e piacevoli della giornata, quando la persona è più invogliata a stare all’aperto.
Si riposa di notte sulla vegetazione (erba alta, siepi, cespugli). Sono attive particolarmente all’aria aperta ma possono pungere anche all’interno delle abitazioni. Oltre che di sangue (necessario per la produzione delle uova), la zanzara tigre si nutre di nettare e succhi dolci vegetali (come fanno i maschi). Punge non solo l’uomo ma anche altri mammiferi e uccelli.
Quali differenze con la nostra zanzara? La culex è marrone e non nera, è un po’ più grande ma è meno aggressiva: quindi procura qualche pomfo, diversamente dalle tante punture che può provocare la zanzara tigre. La culex depone le uova in contenitori diversi rispetto alla “tigre” e nei fossi a lento scorrimento in gruppi a formare come una zattera: per questo è definita la zanzara “dei fossi”.
La Culex è attiva dal crepuscolo, ha un raggio d’azione di poche centinaia di metri, entra nelle abitazioni per compiere il suo pasto di sangue. La zanzara tigre, anch’essa si sposta limitatamente dal suo habitat, ma inizia l’attività al mattino, si ritira nella vegetazione nelle ore calde per poi riprendere nel pomeriggio sino al crepuscolo, risultando particolarmente attiva all’aria aperta piuttosto che al chiuso di una casa. La Culex resiste meno alla temperature rigide diversamente dalla zanzara tigre che è attiva anche in autunno.
La zanzara tigre ha un rostro più largo e lungo della Culex, in grado di pungere attraverso gli indumenti. Il raggio di azione dell’Aedes è inferiore ai 200 metri e quindi, controllando la zona immediatamente adiacente a dove le si osservano, è possibile risalire al luogo di deposizione delle uova ed eliminare le larve presenti.
La zanzara tigre è lunga dai 2 ai 10 millimetri ed è facilmente riconoscibile per la sua livrea: corpo nero con bande bianche trasversali sulle zampe e sull’addome (da cui, per l’aspetto tigrato, il nome tigre) e con una striscia bianca sul capo e sul dorso.
Può vivere, in condizioni ottimali (create in laboratorio), anche 40 giorni, ma in media però vive 2-3 settimane. Sempre in laboratorio si è osservato come la zanzara tigre sia in grado di deporre uova per 7 cicli consecutivi deponendo sino a 350-400 uova. Nelle reali condizioni di vita però si ritiene che essa deponga, nel suo ciclo di vita, circa 100 uova, disposte singolarmente appena sopra il livello dell’acqua.
La zanzara tigre depone le uova isolatamente (non in gruppo come la Culex pipiens) in oggetti di qualsiasi natura e dimensione, capaci di contenere minime quantità di acqua dolce (piovana o di altra provenienza), indipendentemente dal materiale che lo costituisce, in spazi aperti pubblici o privati, comprendendo anche i terrazzi.
Queste condizioni sono più facili ad osservarsi in aree industriali e commerciali e in quartieri dove la tipologia abitativa consta di villette con orti e giardini, condomini con spazi verdi e terrazzi, in aree tipicamente urbane, da cui la definizione di zanzara “da contenitori”:
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caditoie dei tombini,
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pneumatici,
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bottiglie,
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barattoli,
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cavità nel tronco di alberi ad alto fusto,
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lattine,
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bicchieri,
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annaffiatoi,
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tappi di bottiglie,
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secchi,
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bacinelle,
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sottovasi delle piante,
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bidoni,
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vasche,
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sacchetti e teli di nylon con avvallamenti capaci di contenere acqua,
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grondaie incurvate o intasate,
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abbeveratoi per uccelli,
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sifoni di fogne,
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sistemi di drenaggio con acqua stagnante,
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aree a cielo aperto di raccolta rifiuti,
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corsi d’acqua superficiali con rifiuti e sterpaglie che ostacolano il decorso delle acque,
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incavi delle ascelle foliari di grosse piante,
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cavità dei bambù spezzati,
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piccole pozze tra le rocce,
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vivai,
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carcasse d’auto,
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scarpate e cigli stradali con erbe incolte,
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punti di rinfresco autostradali,
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negozi con piante importate,
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stazioni ferroviarie.
Nel momento in cui si apprezza la fastidiosa presenza di tale insetto, ciò indica che la zanzara tigre è pesantemente presente e radicata nella zona.
Particolari concentrazioni di zanzara tigre si hanno nelle aree dell’Italia dove le condizioni climatiche si avvicinano a quelle caldo umide tropicali. Aree dove le precipitazioni sono più significative, i tenori di umidità relativa più alti, le temperature medie elevate, permettono alle colonie di zanzara tigre di svilupparsi con maggiore celerità, con elevato numero di generazioni, favorendo un ciclo completo di sviluppo, in piena estate (tra agosto e settembre), in meno di 10 giorni (rispetto ai 15-20 giorni necessari in primavera ed autunno).
Queste aree coincidono con le zone pianeggianti o di bassa collina del nostro paese dove la densità della zanzara tigre è tale da recare fastidio alla popolazione.
Le uova resistono alla siccità e possono sopravvivere sino a che il contenitore in cui sono state deposte non si riempie nuovamente di acqua ed esse ne vengono sommerse (può essere sufficiente anche l’acqua di condensa): a questo punto le uova si schiudono, si sviluppano le larve (anch’esse vita acquatica) che dopo aver raggiunto lo stadio di pupa, danno origine alla zanzara adulta (sfarfallamento). In estate il ciclo, uova/adulto, dura tra 1 e 2 settimane. Dopo due giorni dallo sfarfallamento gli adulti, maschi e femmine, possono accoppiarsi. A questo punto la femmina inizia i suoi pasti di sangue (necessari per far maturare le uova) e dopo 3-5 giorni dal suo primo pasto di sangue, deporrà le uova.
Le zanzare adulte colonizzano il territorio in maniera non continua e omogenea (a focolaio) e sono presenti da marzo a novembre-dicembre.
Pur essendo originaria di aree climatiche calde e umide, la zanzara tigre, grazie alla sua versatilità, ha dimostrato un grande e rapido adattamento ai climi temperati: le uova riescono a superare le temperature rigide dell’inverno (24 ore a 10°C sottozero) e anche gli adulti, rifugiandosi in microhabitat idonei, sopravvivono al clima freddo. Ciò grazie ad una diapausa (indotta dal breve fotoperiodo e dalla temperatura): con tale termine si fa riferimento a una fase di arresto spontaneo dello sviluppo di alcuni animali. In tale periodo l'organismo è inattivo, non si alimenta e non si muove, l’attività metabolica si riduce. È tipico di molti insetti e acari, alcuni crostacei e lumache, anche di alcuni mammiferi.
La diapausa ha quindi lo scopo di permettere all'insetto il superamento di condizioni ambientali avverse (diapausa invernale o, meno frequentemente, estiva) o lo svolgimento di processi fisiologici particolarmente impegnativi.
Nel caso della zanzara tigre la deposizione delle uova idonee a superare l’inverno (cosiddette uova invernali) avviene gradualmente sino a quando la luce scende attorno alle 11 ore e mezzo (fine ottobre).
Studiosi hanno rilevato che il ciclo biologico dell’aedes albopictus si collega al numero di ore di luce (fotoperiodo) ed alla temperatura ambientale: esso si riattiva anche in presenza di 11,5-12 ore di luce, con temperature medie superiori ai 10°C (corrisponde da noi al periodo di marzo inoltrato/aprile).
La puntura della zanzara tigre provoca la formazione di una lesione pomfoide pruriginosa, anche edematosa e talvolta dolorosa. La sua aggressività e la necessità di fare pasti plurimi di sangue per ottenere la quantità di sangue necessaria alla maturazione delle uova, fa sì che le punture possano essere più di una. In quest’ultimo caso, in persone suscettibili, si può avere una reazione allergica seria.
Colpisce soprattutto le caviglie e le gambe poiché essa di solito vola a pochi centimetri dal terreno.
Come localizza l’ospite la zanzara tigre? Attraverso l’anidride carbonica, le sostanze organiche prodotte dall’ospite e da segnali visivi.
La zanzara tigre è in grado anche di essere vettore di virus esotici quali quello della dengue, della chikungunya, della febbre gialla, dell’encefalite di St. Louis. Trasmette anche una malattia parassitaria che colpisce i cani ed i gatti: la dirofilariosi.
Tali virus in Italia non sono presenti ma la facilità con cui oggi il turismo raggiunge luoghi dove invece essi sono endemici, fa si che qualche turista può ritornare in patria avendo contratto la malattia e quindi, se si trova nella fase cosiddetta viremica (ossia in quel periodo in cui il virus si sviluppa nel sangue dell’ammalato) essere in grado di diffonderla, attraverso le zanzare tigre residenti nel territorio.
Così si spiega l’epidemia di chikungunya del 2007 nella provincia di Ravenna, i casi di dengue a Carpi ed a Bologna nel 2010.
Quale la strategia di lotta alla zanzara tigre?
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Eliminare tutte le raccolte d’acqua nei possibili luoghi di deposizione delle uova.
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Controllare ogni anno che le grondaie non siano ostruite da foglie, mantenendone sempre l’efficienza.
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Eliminare tutte le raccolte d’acqua entro i contenitori dei giardini (annaffiatoi, sottovasi, secchi, pluviali, bidoni e contenitori vari) e mantenerli al riparo dalle piogge.
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Svuotare nel terreno (non nei tombini) i sottovasi delle piante in cui vi sia ristagno d’acqua.
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Se si dispone di una vasca in giardino, popolarla con pesci larvivori: i pesci rossi e le gambusie sono degli ottimi predatori delle larve di zanzara come pure le libellule, i pipistrelli (anche se hanno diversi turni di lavoro, il pipistrello di notte e la zanzara tigre di giorno), le rondini, i gruccioni, le rane, i rospi che pertanto vanno salvaguardati.
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Coprire con coperchi a tenuta o zanzariere i contenitori non rimovibili.
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Introdurre fili di rame metallico (10-20 gr per ogni litro) nei sottovasi, nelle fioriere e vasi di fiori recisi (azione però non sempre condivisa).
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Sostituire ogni 2 giorni l'acqua nei serbatoi di raccolta, nei sottovasi ed abbeveratoi per animali.
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Evitare il ristagno d'acqua non lasciando all'aperto recipienti (piccoli invasi d’acqua, bottiglie e barattoli aperti, ecc.) e altri oggetti che possano contenere acqua piovana, oppure coprirli con teli impermeabili avendo cura di non creare avvallamenti.
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Eliminare rifiuti e contenitori inutili nei quali possa raccogliersi acqua piovana e svuotare almeno una volta la settimana quelli indispensabili.
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Non stoccare pneumatici all’aperto e, se non è possibile, ricoprirli con teloni in modo tale da non formare sacche di raccolta.
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Nei cimiteri, introdurre il larvicida nei vasi di fiori freschi oppure usare fiori finti, occultando la cavità del vaso.
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Pulire i tombini di raccolta delle acque all’inizio della primavera.
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Introdurre larvicidi specifici a cadenze adeguate, a seconda del prodotto impiegato, nell'acqua dei tombini situati all'interno delle proprietà private: ottimo è il Bacillus thurigensis varietà israelensis, è naturale, già presente nell’ambiente, innocuo per l’uomo e gli animali. Esso produce, in ambiente alcalino (quale l’apparato digerente delle larve), una tossina che agisce specificatamente contro le larve di zanzara tigre (danneggiando l’apparato digerente), degrada molto rapidamente (una settimana, grosso vantaggio anche se ciò obbliga a ripetere con frequenza il trattamento), non è inquinante l’ambiente.
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Annaffiare l’orto direttamente con la pompa; nel caso venga usato un contenitore a cielo aperto, riempirlo ogni volta e svuotarlo completamente dopo l’uso, avendo cura che l’acqua meteorica non possa entrarvi chiudendolo con coperchio a tenuta o con rete zanzariera ben tesa e fissata o altrimenti rovesciandolo col fondo verso l’alto.
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Ricordarsi, prima di partire per le vacanze, di mettere al riparo dalle piogge tutti i possibili contenitori d’acqua.
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Pulire e trattare i vasi prima di ritirare le piante all’interno della casa per ripararle dal freddo invernale, per evitare di conservare uova pronte a dischiudersi quando li riporteremo all’aperto e li innaffieremo.
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Riempire di sabbia fine o ghiaia vasi, buchi di nodi di alberi ed altre fessure in grado di accogliere acqua.
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Rimuovere i rifiuti perché possono contenere acqua piovana.
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Svuotare frequentemente i sottovasi dei fiori o riempirli di sabbia assorbente, evitando che si formino anche piccole raccolte di acqua stagnante.
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Trattare tutti possibili focolai larvali che non possono essere eliminati impiegando insetticidi, con azione mirata unicamente a zone ben identificate.
A conclusione, una curiosità.
Forse qualcuno si sarà domandato perché esiste il traffico delle carcasse dei pneumatici? A cosa servono? Chi ha un po’ di abitudine alle faccende domestiche avrà letto su una delle tante confezioni di detersivi per piatti “detersivo per piatti al limone”. Questo aroma è derivato dal limone agrume?
Non necessariamente perché si può ottenere lo stesso aroma da un prodotto chimico chiamato limonene. Da dove si ricava questo limonene? Ecco la risposta alla domanda iniziale: dalle carcasse di pneumatici.
Infatti il limonene viene impiegato nella produzione dei pneumatici. Triturando le vecchie carcasse e distillando l’ottenuto si ottiene questo idrocarburo terpenico (limonene) che nell’enantiomero destrogiro ha l’odore ed il gusto tipico del limone.