English version

IL RAGNO DAL SACCO GIALLO

Dott. Luciano Schiazza
Specialista in Dermatologia e Venereologia
Specialista in Leprologia e Dermatologia Tropicale
c/o InMedica - Centro Medico Polispecialistico
Largo XII Ottobre 62
16121 Genova
cell 335.655.97.70 - studio 010 5701818
www.lucianoschiazza.it

Ragno
  www.acremar.it

Agosto 2006: un ragno terrorizza l’Austria. Non disturbatelo, si arrabbia: è il Cheiracanzio, altrimenti noto come ragno-sacco o, con nome scientificamente corretto, Cheiracanthium punctorium.

Andiamo a conoscerlo:

Innanzitutto è presente anche nel nostro paese? Certo, in particolare nelle zone di campagna e montagna del Veneto, Emilia Romagna, Calabria, Toscana, Sicilia e Sardegna.

E’ lungo circa 2 centimetri, appariscente, con una parte anteriore (prosoma) di colore dall’arancione al rosso, una parte posteriore (opistosoma) di colore pallido con una banda longitudinale mediana tendente al bruno-rossastro. Sul davanti sono evidenti due cheliceri ben sviluppati particolarmente nel maschio. Le zampe, otto, lunghe e robuste, gli permettono di muoversi agevolmente nel suo ambiente.

Qual è questo ambiente?

I prati, specie quelli umidi con vegetazione folta e cedevole (può essere piegata per costruire la tana), ma anche orti e giardini. Vive sui fili d’erba, sugli steli più alti della vegetazione e sui rami bassi di piante cespugliose. Costruisce il suo rifugio, che appare come un bozolo di tela,  sfruttando i fili d’erba o i piccoli rami.

E’schivo, ama vivere isolato, preferisce la fuga all’attacco. Ma se disturbato, allora diventa aggressivo. Il tramonto è il suo momento di maggiore attività, quando produce la tela, a forma di sacco (da cui il nome), che utilizza a fini riproduttivi e per catturare le prede.

Il maschio tende a vagabondare di notte ma ai primi bagliori dell’alba cerca rapidamente un rifugio: può quindi capitare che questo sia rappresentato da una abitazione. Controllare le scarpe prima di indossarle!

Perché è da temere? Perché produce un veleno neurotossico e citotossico. Il suo morso produce un dolore acuto di tipo urente (tipo puntura di vespa): la pelle diventa rosso-bluastra, si gonfia e poi va incontro a necrosi. Il dolore può estendersi a tutto l’arto interessato che può gonfiarsi, i linfonodi si ingrossano, appare il prurito, compaiono sensazioni di insensibilità diffusa all’arto. 

Dal punto di vista generale si possono avvertire brividi, compaiono febbre, mal di testa, nausea, vomito e talvolta senso di oppressione toracica e collasso. Occorrono alcuni giorni prima che tali sintomi scompaiano.

Il ricordo della morsicatura è spesso una brutta cicatrice.

La terapia è di tipo sintomatico.