MANIFESTAZIONI CUTANEE NELLA PRATICA SPORTIVA

Dott. Luciano Schiazza
Specialista in Dermatologia e Venereologia
Specialista in Leprologia e Dermatologia Tropicale
c/o InMedica - Centro Medico Polispecialistico
Largo XII Ottobre 62
16121 Genova
cell 335.655.97.70 - studio 010 5701818
www.lucianoschiazza.it

INTRODUZIONE

Nella ricerca del benessere fisico, accanto alle regole di una sana e corretta alimentazione, l’attività sportiva, nei suoi vari gradi di intensità competitiva, ha trovato e trova sempre più numerosi proseliti.

Sicuramente la sedentarietà delle più svariate attività lavorative, porta la gente a ricercare nel tempo libero, quasi come una necessità, un modo per sollecitare quella gran quantità di muscoli che poco vengono utilizzati nella vita quotidiana.

Spesso le nuove sollecitazioni fisiche vengono affrontate in maniera incongrua nei tempi e nei modi; altrettanto spesso, però, la continuità regolare di un esercizio può determinare la comparsa di manifestazioni cutanee, altrimenti sconosciute.

Sicuramente le condizioni ambientali e i traumatismi ripetuti rappresentano la più costante condizione di possibile danno alla cute e ai suoi annessi. Tuttavia l’attività fisica può anche predisporre ad infezioni o esacerbare preesistenti dermatiti

DANNI TRAUMATICI

Spesso sono i piedi a soffrire dei traumi derivanti dall’attività sportiva, in relazione all’equipaggiamento sportivo (tab.1)

TABELLA 1

Danni traumatici cutanei da attività sportiva

BOLLE DA FRIZIONE

Le bolle da frizione sono causate dal ripetuto, eccessivo sfregamento delle calzature sulla pelle tale da indurre uno scollamento negli strati epidermici o a livello della giunzione dermo-epidermica.

Il microclima caldo-umido all’interno delle scarpe dell’atleta aumenta il rischio di bolle da frizione ed è per tale motivo che i piedi ne sono la sede più comune.

Misure preventive suggerirebbero l’uso di calze e polveri assorbenti, oppure l’uso di  calze acriliche (fanno meno frizione) o ancora l’uso contemporaneo di due paia di calze (il maggior impegno di frizione avverrebbe tra di loro).

Tuttavia l’uso di calzature di misura corretta rappresenta probabilmente la misura preventiva migliore.

Nel momento in cui si forma la bolla, occorre evacuarla tre volte nelle prime 24 ore, per velocizzarne la guarigione, lasciando intatto il tetto della bolla.  Se per caso esso viene allontanato, occorre coprire la bolla con un cerotto.

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CALLI

Si tratta di lesioni dovute ad un ispessimento localizzato della pelle conseguente ad  una pressione meccanica, ripetuta cronicamente; essi rappresentano il modo con cui la pelle crea le condizioni di una sua migliore resistenza agli stimoli meccanici.

Si tratta degli stessi stimoli meccanici pressori che in maniera acuta causano le bolle; nel caso dei calli lo sfregamento ripetitivo genera invece una reazione di tipo protettivo, necessaria a resistere alle grandi forze meccaniche coinvolte nella pratica sportiva (vedi ad esempio quelli riscontrabili in corrispondenza delle eminenze tenar e ipotenar delle mani dei rematori professionisti): si tratta in definitiva di una forma di difesa e compenso della cute ad un trauma ripetuto, per permettere all’atleta di competere alla massima intensità: la localizzazione e la forma del callo  sono quindi conseguenza della natura della forza pressoria oltre che delle variabili anatomiche.

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CLAVO

Detto anche tiloma. Si tratta di una lesione ipercheratosica, cupoliforme, a margini netti, con un nucleo centrale, profondo, il chiodo o gemma. La causa scatenante è la pressione indotta da scarpe non adatte o la presenza di anomalie anatomiche del piede. Si distinguono clavi duri e clavi soffici.

Quelli duri si trovano solitamente sulla superficie dorsolaterale del quarto e quinto dito del piede o sulla superficie plantare a livello della testa distale dei metatarsi. Dolenti alla pressione, hanno nel nucleo centrale la parte più dolorosa.

I clavi soffici sono anche detti occhi di pernice, sono interdigitali e si osservano tra il quarto e quinto dito del piede. Compaiono quando le dita sono eccessivamente compresse tra di loro, come può accadere per le ballerine o più spesso nelle donne in generale a seguito dell’uso di scarpe con la punta stretta ed il tacco alto. Hanno un aspetto biancastro, macerato, conseguenza della sudorazione.

Il trattamento dei calli è subordinato all’eventuale dolore provocato dalla loro presenza. Il pareggiarli dopo aver fatto  un pediluvio può dare sollievo, ma temporaneo. Occorrerà invece indagare la statico-dinamica del piede per verificare se essi sono la semplice conseguenza dell’uso di calzature inadatte oppure dipendono da un alterato appoggio del piede la cui correzione impone l’uso di plantari o inserti adeguati.

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UNGHIA INCARNITA

unghia incarnita

L’unghia incarnita è quella condizione per cui la parte antero-laterale della lamina ungueale determina, agendo come corpo estraneo, una  intensa reazione infiammatoria della cute adiacente, . Spesso è la conseguenza di calzature inadatte al piede. In un atleta tale condizione può pregiudicare la performance, se non addirittura impedirla. La prevenzione si basa sull’utilizzo di calzature che consentano uno spazio adeguato per le dita e tagliando correttamente le unghie. Spesso è necessario il trattamento chirurgico.

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TALLONE NERO (BLACK HEEL)

E’ molto comune nei giovani atleti che praticano specialità che impongono frequenti e bruschi arresti e ripartenze (es. calcio, tennis, basket, rugby, squash, pallavolo).  

Si tratta di petecchie, asintomatiche, disposte sulla parte laterale o posteriore di uno o  entrambi i talloni. L’aspetto è quello di una chiazza irregolarmente tondeggiante o ovalare, del diametro variabile da cm 0.5-2.5, nella quale si osservano vari punti di colore brunastro,  bruno-bluastro o nero ardesiaco, distribuiti in maniera lineare lungo i solchi cutanei. Tali lesioni sono espressione della rottura dei capillari del derma superficiale con conseguenti emorragie puntiformi. Si formano così piccoli ammassi di pigmento ematico che si localizzano nello strato corneo.

Lesioni simili note come black palm o tache noir, si osservano sulle regioni palmari di sollevatori di pesi, ginnasti, golfisti, giocatori di tennis, mountain-bikers, giocatori di baseball.

L’unica diagnosi differenziale di cui si  deve tenere conto è il melanoma maligno acrale lentiginoso. (vedi "black heel")

Difficilmente però, osservando il black heel, si deve richiedere la biopsia poiché è tipico l’aspetto punteggiato delle lesioni, peraltro frequentemente bilaterali.

L’unico trattamento è il riposo: le lesioni spariranno in 2-3 settimane. Un sottopiede in feltro nelle scarpe dell’atleta può prevenire le ricorrenze.

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PAPULE PIEZOGENICHE

Si tratta di lesioni papulo-nodulari del colore della pelle normale, multiple, di misura variabile dai 2 ai 5 mm. osservabili sulla superficie laterale o mediale del tallone. Sono causate dalla erniazione del grasso sottocutaneo nel derma sovrastante e si apprezzano quando il soggetto è in piedi e ancora di più nel caso in cui il corpo appoggi sul piede destro o sinistro, mentre tendono a scomparire quando il paziente si trova in posizione orizzontale. Sono di consistenza duro-elastica e si infossano alla pressione digitale.

Lesioni simili si osservano in una discreta percentuale della popolazione (10-20%). Possono essere asintomatiche o dolorose: il termine piezogenico limiterebbe il quadro clinico solo alle lesioni dolorose. Il dolore si giustificherebbe con il fatto che assieme al tessuto adiposo ernierebbero anche strutture vascolari e nervose con conseguenti fenomeni ischemici.

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ALLUCE DEL TENNISTA

Con tale termine si fa riferimento all’ematoma sottoungueale osservabile al primo e secondo dito dei piedi dei tennisti: è doloroso, talvolta bilaterale. Spesso si associa una alterazione della lamina ungueale, specialmente onicolisi e ipercheratosi periungueale. Talvolta tali aspetti clinici possono ricordare il melanoma maligno.

Il termine “alluce del tennista” è però riduttivo perché tale quadro clinico è anche osservabile in chi fa jogging (altrimenti detto “alluce del podista”), squash o in chi pratica lo sci. Ogni sport che causa ripetitivo scivolamento del piede in avanti contro la scarpa o frequente dorsiflessione delle dita in una scarpa con uno spazio limitato per il dito può causare un quadro simile al “dito del tennista”.

La prevenzione ed il trattamento includono l’uso di scarpe di misura corretta che permettano alle dita dei piedi uno spazio adeguato alla dorsiflessione come pure tenere le unghie più  corte possibili in maniera tangenziale lineare da non causare fastidio. Di fronte al “dito del tennista” occorre drenare immediatamente il sangue al di sotto dell’unghia per dare immediato sollievo; spesso però è sufficiente il riposo e un  pediluvio. Poiché il dolore indotto dal “dito del tennista” è tipicamente di breve durata, un dolore che non recede potrebbe essere indice di frattura e quindi impone un esame radiologico.

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SINDROME DEL PIEDE DA MARCIA (TURF TOE)

 

Atleti che giocano su fondi in erba artificiale (turf = tappeto erboso), come per esempio i giocatori di calcio, oppure in atleti che praticano la corsa campestre, possono manifestare una particolare patologia denominata “turf toe”. E’ una forma di tendinite acuta dei tendini estensore e flessore del 1° dito, conseguente ai tentativi di fermarsi e ripartire rapidamente su superfici con poca elasticità oppure su superfici irregolari che comportino continue variazioni di assetto del piede. Il primo dito diventa dolorante e appare rosso e gonfio.

Tale condizione può essere confusa con un attacco acuto di artrite gottosa o di paronichia acuta: l’anamnesi dell’attività sportiva però aiuta nella  diagnosi. Il solo e unico trattamento è il riposo e l’uso di scarpe adatte all’attività sportiva su erba artificiale.

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CAPEZZOLO DEL FONDISTA (JOGGER’S NIPPLES)

Con tale nome si fa riferimento a quelle lesioni squamo-crostose, dolorose, fissurate, erose, con facilità al sanguinamento occasionale che possono osservarsi immediatamente dopo che l’atleta ha corso una lunga distanza: nelle donne, nel caso in cui non indossino il reggiseno, negli uomini, se indossano magliette il cui tessuto è costituito da fibre rigide e dure come ad esempio il nylon.

Le lesioni derivano dai costanti, piccoli, ripetuti traumi degli indumenti poco delicati contro l’areola e i capezzoli non protetti. Per prevenire la comparsa del disturbo occorrerà che le donne indossino un reggiseno da atletica o magliette di fibre leggere di materiale semisintetico o seta, accorgimento quest’ultimo utile anche per gli uomini ( a meno che peraltro non corrano senza maglietta). Alternativo è l’uso di bende adesive o l’applicazione di vaselina sui capezzoli subito prima di correre.

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SMAGLIATURE

Nella pratica sportiva, le smagliature si osservano più comunemente sulla superficie anteriore delle spalle e nella regione dorso-lombare.

L’aspetto clinico è identico a quello delle smagliature che nel sesso femminile appaiono durante la pubertà o durante la gravidanza: aree lineari di atrofia, larghe da 1 a 1.5 mm., di colore rosato all’inizio e bianco-madreperlaceo quando stabilizzate, a superficie liscia o leggermente pieghettata disposte perpendicolarmente alle linee di tensione cutanea. Le smagliature “sportive” si manifestano in soggetti che praticano o hanno praticato negli anni precedenti judo, sollevamento pesi, ginnastica, lotta greco-romana, pallavolo ecc., esercitata in maniera continuativa.

Il fattore meccanico (flessioni, torsioni, estensione della colonna vertebrale, ingrandimento della massa muscolare) sarebbe l’elemento determinante, favorito dalla iperfunzionalità corticosurrenale propria della pubertà e dell’adolescenza che, attraverso l’azione dei corticosteroidi sulle fibre elastiche, le renderebbe facili alla rottura.

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EFFETTI DEGLI STEROIDI ANABOLIZZANTI

L’uso degli steroidi anabolizzanti nella pratica sportiva è ben conosciuta. Clinicamente, a livello cutaneo, si possono osservare, smagliature, acne grave, arretramento della linea dei capelli o ipertricosi. L’acne sarebbe la conseguenza dell’aumento, indotto dagli steroidi anabolizzanti, del contenuto di colesterolo e di acidi grassi liberi sulla superficie cutanea e delle dimensioni delle ghiandole sebacee alle quali si aggiungerebbe l’incremento della popolazione del Propionibacterium acnes.

Conseguenza dell’uso di steroidi anabolizzanti sarebbero anche i cheloidi lineari che sono stati osservati sulle regioni deltoidee di sollevatori di pesi.

L’acne generalmente si risolve con l’interruzione degli steroidi, mentre l’alopecia, le smagliature, i cheloidi, sono permanenti.

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CAPELLI VERDI

Si tratta di sfumature verdastre che possono apparire sui capelli di coloro che praticano il nuoto con regolarità, in particolare atleti  con  capelli chiari (biondi, grigi o bianchi). Questa colorazione è la conseguenza dell’assorbimento nel fusto dei capelli di derivati del rame presenti nell’acqua delle piscine  o perchè rilasciato dalle tubature come conseguenza della corrosione oppure perché contenuto nei preparati chimici anti-alghe. Per prevenire  il problema occorre lavare i capelli subito dopo aver nuotato. Nelle piscina il pH dovrebbe essere mantenuto tra 7.4 e 7.6.

Per eliminare il colore verde sono indicati impacchi  di acqua ossigenata al 3% per 3 ore.

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NODULI DELL’ATLETA

I noduli dell’atleta (detti anche collagenomi) sono noduli del colore della pelle, di consistenza dura, di dimensioni variabili tra mezzo centimetro a 3-4 cm, asintomatici, spesso simmetrici, riscontrabili sul dorso dei piedi, sulla regione pretibiale, sulle ginocchia o sulle nocche, come risultato di ripetuti traumi e frizioni. Sport più frequentemente interessati il surf, il football americano (sul dorso dei piedi), la boxe.

L’uso di scarpe da atletica molto strette può indurre una lesione nodulare sul dorso del piede, con andamento recidivante.

Trattandosi di lesioni per lo più asintomatiche l’atteggiamento terapeutico consiste sia nell’osservazione longitudinale nel tempo sia la rimozione chirurgica, tenendo però conto che al trattamento chirurgico può far seguito talora la recidiva.

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UNGHIE DEL GIOCATORE DI GOLF

Sulle unghie delle mani di quei giocatori di golf che impugnano il bastone in modo molto serrato, possono comparire delle emorragie a scheggia o strie lineari scure. Queste sono la conseguenza dell’eccessiva pressione sulla lamina ungueale e sul sottostante letto vascolare. La corretta presa del bastone da golf previene il problema.

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PALMO DELLA MANO DELLO SCIATORE

Nello sciatore l’azione ripetuta di piantare i bastoni da sci nella neve può indurre la formazione di ecchimosi, con un alone dorato (per la presenza di emosiderina delle pregresse emorragie) sulla zona volare delle regioni palmari. Di solito scompaiono dopo la fine della stagione sciistica.

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MANI DEL VOGATORE

Nei vogatori le mani sono soggette allo sfregamento meccanico prolungato, costante con la pagaia. Inizialmente comparire delle bolle da frizione che presto sono sostituite da callosità distribuite sulla zona palmare dell’articolazione metatarso-falangea del 2°-3°-4° e 5° dito. Una netta callosità, definita callosità del canoista, si può osservare nel primo spazio interdigitale, a livello dell’articolazione metacarpo-falangea del primo dito.

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POLLICE DEI SOLLEVATORI DI PESI (HOOKING THUMB)

Si osserva esclusivamente nei sollevatori di peso agonisti. Si tratta di abrasioni, ematomi, bolle, callosità ed ematomi sottoungueali sul terzo distale del pollice. Sarebbero la conseguenza del metodo particolare con cui i sollevatori di pesi afferrano la sbarra orizzontale dell’attrezzo, che consiste nel porre il pollice sotto l’indice ed il dito medio per avere un migliore presa nelle varie fasi del sollevamento. Il dolore può ostacolare la prestazione ma esso si risolve dopo l’interruzione di tale manovra.

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SPALLA DEL NUOTATORE

Si tratta di una chiazza eritematosa che compare in maniera acuta sulla spalla del nuotatore come conseguenza dello sfregamento della barba non rasata durante lo stile libero. Ovviamente rasarsi prima della nuotata previene il problema.

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GLUTEO DEL MARATONETA (RUNNER’S RUMP)

Nei maratoneti, sulla parte superiore dei glutei e della piega interglutea, si possono osservare piccole ecchimosi; si tratta di lesioni conseguenti alle microemmorragie derivanti dalla frizione costante in quella zona del pantaloncino o della maglietta, se portata all’interno dei pantaloncini, o dallo sfregamento delle natiche tra di loro: non dà conseguenze.

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NATICHE DEL REMATORE (ROWER’S RUMP)

Lo sfregamento, per lunghi periodi di tempo, delle natiche del rematore sulla panca del vogatore determina una forma da frizione di lichen simplex chronicus, sotto forma di chiazze di colorito bruno, disposte bilateralmente ai glutei, quasi ad impronta del bordo posteriore della panca.

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MANIFESTAZIONI CUTANEE CONSEGUENTI ALLE CONDIZIONI CLIMATICO-AMBIENTALI

TABELLA 2

Danni cutanei conseguenti a condizioni climatico-ambientali

Alpinismo e sport invernali

Sport all’aria aperta (alpinismo, escursionismo, sport invernali, ustioni solari vela, surf, ecc.)

Pesca sportiva o all’amo

Equitazione, polo, caccia (contatto con cani e cavalli)

CONGELAMENTO

Si tratta di un danno cutaneo conseguente all’abbassamento della temperatura corporea al di sotto dello zero.

Più a rischio, ovviamente, gli atleti degli sport invernali, come gli sciatori che possono soffrirne alle guance, ai padiglioni auricolari, al naso.

Come per le ustioni anche il congelamento può essere suddiviso in gradi progressivamente crescenti in relazione alla gravità del danno, al quale concorrono l’intensità del freddo, l’umidità, il vento,  il tipo di abbigliamento, l’eventuale presenza di problemi vascolari, l’assunzione di alcool, lo sforzo.

Il primo grado è rappresentato da un danno cutaneo temporaneo e superficiale che si presenta come una zona cutanea di colorito grigio-biancastra, priva di sensibilità; dopo il riscaldamento diventa arrossata, con sensazione di bruciore e dolore. Guarisce senza esiti.

Nel caso del secondo grado il raffreddamento è più grave o prolungato e il danno che consegue porta alla formazione di edema e bolle superficiali. A queste seguono delle croste che normalmente guariscono senza cicatrici nell’arco di 2 settimane.

Con il terzo e quarto grado il danno coinvolge tutta la cute, con necrosi dei tessuti e rischio di amputazioni.

Gareggiare alle più alte quote significa trovarsi in un ambiente con ridotta tensione di ossigeno. Tale condizione comporta una vasocostrizione cutanea necessaria a mantenere costante la temperatura corporea nell’ambiente freddo, contribuendo ulteriormente ad accentuare la carenza di ossigeno nella cute. La vita delle cellule cessa a –2°C: a tale temperatura le proteine e gli enzimi vengono distrutti e si formano negli spazi tra le cellule dei cristalli di ghiaccio che richiamando acqua dalle cellule, le disidratano, aggravando ulteriormente il danno cellulare.

Il miglior modo di riscaldare rapidamente la zona congelata, una volta accompagnata la persona in ambiente medico,  è di immergerla in acqua calda tra i 38° e 44° C  per 20 minuti.

Da evitare

La prevenzione consiste nell’indossare vari strati di indumenti sottili in modo da intrappolare il calore tra gli strati di tessuto e assorbire l’eccesso di sudorazione. Inoltre può essere utile non fare la doccia o la rasatura prima di esporsi al freddo per mantenere i vantaggi della naturale capacità del sebo di isolare dal freddo.

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DERMATOSI FOTOCONDIZIONATE

 

HERPES SIMPLEX SOLARE

Chi soffre di herpes simplex labiale sa come la prima, significativa esposizione al sole, sia essa in montagna o al mare, possa rappresentare l’occasione per scatenare la ricomparsa della fastidiosa malattia. I raggi ultravioletti, con la loro capacità di indurre immunosoppressione a livello cutaneo, creano la condizione per favorire la replicazione del virus erpetico. Gli atleti che praticano attività all’aperto possono incorrere nello stesso problema. La fotoprotezione è d’obbligo.

USTIONI SOLARI

La prima, acuta reazione all’esposizione solare, specie se prolungata è l’ustione solare, la quale può esprimersi nei suoi tre gradi di gravità: dal semplice eritema alle bolle. Chiaramente gli atleti con fototipo chiaro corrono il maggior rischio. Nell’atletica leggera è complice il ridotto abbigliamento che espone ampie aree di cute. Gli sciatori devono essere ancor più protetti dal sole poiché all’azione diretta dei raggi ultravioletti, aggravata dal fatto che salendo in quota aumenta l’intensità delle radiazioni (vedi “la cute ed il sole”) e a ciò si aggiunge la quantità di radiazioni riflesse dalla neve.

DERMATITE POLIMORFA

Si tratta di un rash che compare, nelle zone fotoesposte, da pochi minuti ad alcuni giorni dopo l’esposizione solare. Si tratta di papule irritate, isolate o raggruppate in placche, che tendono a svanire spontaneamente in 2-5 giorni, se si evitano ulteriori esposizioni agli ultravioletti.

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PUNTURE DI PESCI

Il subacqueo può incontrare talvolta delle sgradevoli sorprese per le capacità di nascondersi o di mimetizzarsi di determinati pesci: il riferimento è alla tracina, allo scorfano, al pesce pietra. La puntura dei loro aculei velenosi è estremamente dolorosa e duratura (sino a 24 ore) (vedi “le insidie nascoste del mare”)

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DERMATITE DA MEDUSE

Il contatto con i tentacoli delle meduse può determinare bruciore, rossore, dolore sino a compromissione dello stato generale: ciò dipende dalla specie di medusa, dalle dimensioni, dall’area geografica, dalla stagione.

Le lesioni cutanee ricordano la forma dei tentacoli e si manifestano dopo pochi minuti o alcune ore dal contatto, in relazione all’intensità del contatto e alla quantità di tossine assorbite (vedi “le insidie nascoste del mare”).

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GRANULOMI DA ECHINODERMI

Si tratta di noduli duri, di colore rosso-scuro, che compaiono nella sede di puntura con gli aculei del riccio (vedi “le insidie nascoste del mare”).

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ONICOPERIONISSI DA SCOLOPENDRA MARINA

E’ una curiosa forma di perionissi che colpisce le prime tre dita della mano destra nella pratica sportiva della pesca all’amo (lenza o bolentino).

E’ causata dal contatto con un’esca, un verme marino di nome Scolopendra Marina (Nereis Diversicolor), venduta nei negozi di articoli per pescatori, frequente nel Mare del Nord, nel Canale della Manica e nel Mare Mediterraneo. All’atto dell’innescamento, il liquido celomico che fuoriesce dal verme impregna la parte distale delle prime tre dita del pescatore, causando, oltre ad una sintomatologia dolorosa abbastanza significativa,

La protezione delle dita con un guanto di gomma garantisce la comparsa delle manifestazioni che comunque regrediscono anche in maniera spontanea con la sospensione dell’attività sportiva.

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PARASSITOSI (ACARIASI ANIMALE)

La scabbia degli animali può colpire l’uomo ma mai seriamente poiché la specificità dell’acaro per l’animale ospite fa sì che l’infestazione si esaurisca spontaneamente, ma le reinfestazioni possono susseguirsi se non viene eliminata la fonte di contagio.

L’acariasi animale si manifesta con lesioni papulose o papulovescicolose, pruriginose, più o meno diffuse e distribuite in rapporto alla modalità di esposizione.

Più frequentemente si osservano all’addome, alle cosce, all’avambraccio, al viso (nei bambini) ma possono essere anche generalizzate.

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PANNICULITE DA FREDDO DELLA AMAZZONE

E’ una patologia tipicamente invernale, che interessa esclusivamente soggetti di sesso femminile, che nella pratica sportiva indossano la classica uniforme costituita dai calzoni da cavallo attillati. Il quadro clinico è caratteristico: sulla superficie supero-laterale delle cosce si osservano delle aree arrossate che si trasformano in placche e noduli, isolati tra di loro, del diametro di 3-5 cm. circa, di consistenza duro-elastica, ricoperti da cute rosso-violacea. La manifestazioni sono pruriginose.

Le cause di tale curiosa patologia sono da individuarsi

Terminato l’inverno vi è una completa risoluzione nell’arco di poche settimane (4 circa).

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INFEZIONI

Gli atleti sono esposti a molti agenti infettivi comuni o inusuali sia perché alcune pratiche sportive come la lotta libera creano stretti contatti cutanei tra gli atleti sia perché gli ambienti dove si svolgono le prove sportive o gli stessi spogliatoi godono di un clima caldo-umido favorevole alla presenza e persistenza degli agenti infetti

TABELLA 3

Infezioni della pelle associate alla pratica sportiva

CHERATOLISI PUNCTATA

Si tratta di una infezione dei piedi causata da un batterio della specie Corynebacterium. E’ la conseguenza dell’uso prolungato di calzature occlusive che, causando eccessiva sudorazione, macerano la cute plantare. Su questa situazione si sovrappongono batteri difteroidi i quali, rilasciando enzimi cheratolitici, producono sulle aree di maggior appoggio plantare quali sotto il metatarso e il calcagno piccoli buchi nello strato corneo, sotto forma di piccole depressioni di 2-5 mm. (talvolta con un aspetto “sporco” per il colore scuro del bordo).

Le lesioni possono confluire in chiazze più grandi. Generalmente asintomatiche, in caso di notevole estensione, possono diventare dolorose e maleodoranti. L’infezione può sparire eliminando le condizioni che inducono macerazione del piede, ma talvolta è necessaria una terapia antibiotica topica o sistemica. L’unica misura di prevenzione è mantenere un ambiente asciutto all’interno delle scarpe.

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ORECCHIO DEL NUOTATORE

Si tratta di una otite esterna causata da un batterio gram-negativo, lo Pseudomonas. Tale patologia sarebbe la conseguenza della macerazione del tessuto epiteliale del condotto auricolare causata dall’esposizione all’acqua unitamente ad una carenza di cerume che funge da barriera protettiva. L’abitudine di pulire le orecchie con i cottonfioc può aumentare la macerazione dell’epitelio e introdurre batteri nel tessuto infiammato. A tutto ciò si aggiunge l’irritazione indotta dai disinfettanti sciolti nelle piscine.

L’interruzione della attività natatoria unitamente ai trattamenti medici del caso, porta alla risoluzione del problema.

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HERPES GLADIATORUM

Chi pratica la lotta libera può soffrire di un tipo di herpes simplex virus denominato herpes gladiatorum. Si tratta di una infezione cutanea da HSV-1 che si contrae per contatto diretto cute con cute tra un lottatore con lesioni attive e un altro lottatore suscettibile con abrasioni aperte. La testa ed il collo, specialmente la parte destra del viso, è la più comunemente affetta a causa della posizione di immobilizzazione che i lottatori assumono durante la competizione. Le lesioni appaiono 1-2 settimane dopo il contatto infettante e sono caratterizzate dalle tipiche vescicole raggruppate su una chiazza eritematosa. Le vescicole possono evolvere in pustole, diventare erose, allargandosi a formare ulcerazioni crostose o umide. Si possono associare linfoadenopatia regionale, febbre, malessere, mal di gola, mal di testa.

La presenza delle manifestazioni attive impone l’interruzione, momentanea, dell’attività sportiva. La prevenzione dell’infezione viene assicurata da una particolare attenzione alle norme di igiene, all’esecuzione di docce prima e dopo le competizioni e dalla visita di tutti gli atleti prima delle competizioni.

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IMPETIGINE

I praticanti la lotta libera sono predisposti anche all’impetigine stafilo-streptococcica che si trasmette in maniera simile all’herpes gladiatorum e che può rappresentare una sovrainfezione della manifestazione erpetica. Si presenta con piccole macchie arrossate sulle quali sono presenti croste spesse e giallastre. Inizialmente sono isolate le une dalle altre ma la loro rapida diffusione può portare alla loro confluenza sino a formare lesioni arciformi figurate.

Anche in questo caso accanto alle ovvie terapie mirate, si impone la cessazione di ogni attività sportiva sino alla completa guarigione.

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TINEA CORPORIS GLADIATORUM

Anche questa patologia infettiva colpisce i lottatori. Si manifesta con chiazze rotondeggianti con tipico orletto eritemato-desquamativo. Misure di controllo impongono una attento visita degli atleti prima delle gare e le eventuali terapie mirate.

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TINEA PEDIS

E’ probabilmente la più comune infezione della cute sia negli atleti professionisti sia in chi fa sport a scopo ricreazionale. Fattori predisponenti sono il microclima caldo umido delle scarpe di atletica e l’effetto occlusivo combinato delle calze e delle scarpe. Le più comuni fonti di infezione sono le docce, gli spogliatoi e i pavimenti delle piscine. Vi sono tre tipi di tinea pedis: il tipo mocassino, il tipo pustoloso plantare, l’interdigitale.

Il tipo mocassino è una forma cronica, asintomatica. Il tipo pustoloso è acuto e spesso pruriginoso. Il tipo interdigitale è il più comune e possono coesistere forme miste batteriche e fungine nell’epitelio macerato degli spazi interdigitali. È frequentemente pruriginoso e spesso doloroso ( vedi “le infezioni micotiche della cute e degli annessi”).

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ERUZIONE DEL BAGNANTE (SEABATHER’S ERUPTION)

 

E’ una patologia inizialmente osservata in atleti che partecipavano ad attività sportiva natatoria nelle acque del golfo della Florida e nei Carabi: manifestarono una eruzione localizzata nella cute coperta dal costume da bagno. Si tratta di una eruzione pruriginosa, orticarioide. Talvolta si possono associare sintomi sistemici quali brividi, febbre, mal di testa, nausea, vomito, specialmente nei bambini.

L’eruzione si sviluppa in 1-2 giorni e dura 2-14 giorni in assenza di terapia. Gli agenti causali dipendono dalla regione di mare frequentata, ma si tratta comunque di nematocisti delle forme larvali di alcuni anemoni e meduse.

PRURITO DEL NUOTATORE

E’ una eruzione cutanea frequente in varie aree del mondo. E’ una reazione infiammatoria al contatto con larve di schistosomi, presenti nelle acque basse e calde. Le cercarie dopo essersi depositate sulla pelle, penetrano in essa determinando una reazione orticariode acuta, accompagnata da intenso prurito. Una differenza tra l’eruzione dei bagnanti e il prurito del nuotatore è che il primo si manifesta nelle zone coperte dal costume da bagno mentre il secondo nelle aree di cute non coperta. La terapia è di tipo sintomatico.

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