La Sindrome Irukandji
Dott. Luciano Schiazza
Specialista in Dermatologia e Venereologia
Specialista in Leprologia e Dermatologia Tropicale
c/o InMedica - Centro Medico Polispecialistico
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La sindrome Irukandji rappresenta la conseguenza della puntura di una medusa, la Carukia barnesi (C.b.); il nome Irukandji prende origine dal nome di una tribù australiana e indica il luogo, nel Nord del Queensland, dove è facile trovare tali meduse.
Fu descritta per la prima volta nel 1952 da Hugo Flecker che definì “sindrome Irukandji” quell’insieme di sintomi, gravi, che si manifestavano 30 minuti dopo il contatto con una medusa: grave stato di prostrazione con mal di schiena, dolori muscolari, addominali, al torace, mal di testa, nausea, vomito, pilo erezione, sudorazione aumentata in zone limitate del corpo, aumento della frequenza dei battiti del cuore e della pressione arteriosa del sangue. Solamente però nel 1964 si scoprì quale era la medusa. Si deve al Dott. Jack Barnes che per provare la sua scoperta ne catturò una e punse se stesso, il figlio e un bagnino e osservò i sintomi. Tutti finirono all’ospedale. A memoria di questo temerario medico la medusa fu chiamata Carubia barnesi.
Attualmente si ritiene che altre meduse siano in grado di causare tale sindrome. La Carukia barnesi appartiene alla classe dei Cubozoi, genere Carukia, famiglia Carybdidae. E’ piccola (20 mm. di diametro, 25 mm. L’altezza del suo ombrello). Presenta quattro tentacoli (che misurano da 5 cm. a 1 m. di lunghezza, a seconda del grado di contrazione) che assomigliano a collane di perle, disposti simmetricamente gli uni rispetto agli altri.
Sia i tentacoli sia l’ombrello sono pieni di cellule velenifere chiamate nematocisti che, se toccate, scaricano il loro contenuto (un potente veleno) nella pelle dello sfortunato nuotatore. E’ difficile vedere la medusa prima del contatto perché è molto piccola (immaginate le dimensioni dell’ultima falange del pollice di un adulto) ed è praticamente trasparente (invisibile in acqua). Solitamente la Carukia barnesi vive in acque profonde (10-20 metri) ma le correnti, i venti e la variabili condizioni climatiche possono trascinarle in acque prossime alla riva.
Oltre all’Australia, altre aree interessate dalla sindrome Irukandji sono quelle comprese tra il Tropico del Cancro e il Tropico del Capricorno (Hawaii, Florida, Indie Francesi occidentali, Caraibi, Timor Leste, Papua Nuova Guinea, Indonesia, Fiji).
La puntura della C.b. è solitamente poco dolorosa o irritante diversamente dalla puntura di un’altra medusa, la Chironex, che invece causa un immediato e fortissimo dolore. Le manifestazioni indotte dalla C.b. dipendono dal numero di nematocisti con le quali si viene a contatto: così da pochi e localizzati disturbi se minimo è il contatto, sino arriva a gravi disfunzioni cardiache se il contatto è esteso.
Il dolore della puntura cresce in intensità per alcuni minuti per poi scomparire nella mezz’ora successiva. Un alone arrossato di 5-7 cm. compare entro cinque minuti a circondare l’area di contatto. In corrispondenza del contatto con le nematocisti compaiono delle piccole papule che raggiungono il massimo in 20 minuti per poi scomparire.
Dopo circa 30minuti dal contatto (con una variabile tra 5 e 120 minuti) compaiono i sintomi sistemici: grave dolore generalizzato, mal di testa, dolore addominale (91%), mal di schiena, dolori agli arti e alle articolazioni, crampi muscolari sui quattro arti, nausea, vomito, sudorazione profusa, palpitazioni, tachicardia, perdite di sangue dal naso (epistassi), ansia, arrossamento del viso, del collo e della parte anteriore del torace.
Inoltre si ha aumento della pressione arteriosa (ipertensione) talvolta grave al punto da indurre emorragie cerebrali, edema polmonare, dilatazione del cuore e disturbi cardiaci che se non curati possono essere fatali, specialmente se il soggetto è anziano e portatore di patologie cardiache. Alcuni lamentano sensazioni dolorose di bruciore in entrambi gli arti inferiori, priapismo, edema acuto angioneurotico entro pochi minuti dalla puntura, spesso accompagnati da disturbi all’udito.
La maggioranza dei pazienti viene dimessa dopo 24 ore dal ricovero. Un senso di malessere e dolori muscolari possono persistere ancora per una settimana. La sindrome Irukandji può essere confusa con un attacco di cuore o malattia da decompressione.
La gravità della sindrome dipende da fattori che possono favorire o meno la penetrazione del veleno quali:
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spessore della cute,
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presenza di peli,
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lunghezza dei tentacoli che toccano la pelle,
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durata e pressione del contatto cute/tentacolo.
Il meccanismo alla base della sindrome non è conosciuto ma si ritiene che possa dipndere da un eccesso di catecolamine circolanti (noradrenalina, adrenalina). Il primo soccorso di una vittima della C.b. consiste nel trattare la zone colpita con aceto per inattivare le nematocisti presenti sulla pelle e ridurre così un ulteriore avvelenamento. Ovviamente prima si interviene, più facile sarà ridurre le conseguenze. Infatti se i sintomi generali della malattia sono già presenti è probabile che poche siano ancora le nematocisti attive presenti sulla pelle. Non esiste antidoto per il veleno e la terapia è unicamente di supporto.
Essendo impossibile allontanare le meduse che causano la sindrome, è fondamentale, se ci si reca in aree nelle quali è possibile la loro presenza, chiedere informazioni ai residenti prima di avventurarsi in acqua.