PRURITO ANALE
Dott. Luciano Schiazza
Specialista in Dermatologia e Venereologia
Specialista in Leprologia e Dermatologia Tropicale
c/o InMedica - Centro Medico Polispecialistico
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Quando si parla di prurito anale, chiamato anche pruritus ani, si fa riferimento a quella sensazione di intenso prurito localizzato all’ano (l’ano è il canale che fuoriesce dal retto) e alla cute che lo circonda. Al prurito si possono associare bruciore, sensazione di fastidio, dolore.
Può essere temporaneo o persistere a lungo; spesso si manifesta in maniera così intensa e fastidiosa da costringere la persona a grattarsi. Può quindi essere irrefrenabile, impellente e come tale, imbarazzante. Ne sono soggetti soprattutto i maschi nell’età adulta.
Il prurito anale è un sintomo e molte sono le cause, favorite anche da una situazione locale favorevole dovuta a
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Fattori anatomici (le pliche anali favoriscono le infezioni)
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Fattori strutturali ( la zona di transizione del canale anale è fragile)
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Fattori fisiologici (le feci irritano e contaminano, il sudore macera la cute delle pieghe).
Molte sono le cause e talvolta questo sintomo è espressione di malattie sistemiche. Ricordiamole:
Cute secca. Invecchiando la cute anale e perianale è più predisposta alla secchezza.
Eccessiva umidità. Da eccessiva sudorazione o feci umide, appiccicose. L’iperidratazione inoltre riduce la funzione barriera dell’epidermide e la cute diventa meno resistente e quindi più aggredibile oltre a favorire la crescita di microorganismi.
Troppa pulizia. Uso di detergenti aggressivi, sfregamento con la carta igienica, eccessivo sfregamento con saponi, uso di salviette riducono le sostanze protettive presenti sulla superficie della pelle.
Scarsa igiene. All’opposto, il non pulire la zona anale favorendo il ristagno di materiale fecale, permette agli enzimi fecali (ureasi, lipasi, proteasi) di agire irritando la cute.
Irritanti chimici. Alcuni detersivi da lavanderia o da lavatrice, le sostanze usate localmente come anticoncezionali dalle donne, la carta igienica colorata o profumata possono irritare la cute in soggetti con la cute sensibile.
Dieta irritante. Spezie e salse piccanti, birra, curry, cioccolato, pomodori, frutta, nocciole e pop-corn. Il latte e alcune bevande contenenti caffeina possono, in alcune persone, irritare il tratto digestivo e causare diarrea.
Farmaci. Alcuni farmaci possono causare prurito anale come effetto collaterale, come alcuni antibiotici che possono causare diarrea.
Lassativi. L’uso eccessivo o improprio porta a diarrea cronica con il rischio di irritazione anale e prurito.
Emorroidi. La loro presenza può generare perdite di liquido attraverso il canale anale che determina una macerazione della regione ano-perianale che induce irritazione e di conseguenza prurito.
Infezioni. Alcune malattie sessualmente trasmesse possono interessare l’ano e causare prurito anale. Ricordiamo la sifilide, i condilomi acuminati, la gonorrea, la tubercolosi anale, l’herpes simplex genitale.
Parassitosi intestinali. Soprattutto quelle da Enterobius vermicularis (ossiuri) che nei bambini sono causa di prurito anale, soprattutto durante la notte. Questo perché le femmine feconde fuoriescono dall’ano depositando le uova sulla cute perianale.
Malattie dermatologiche. Psoriasi, dermatite seborroica, eczema, lichen possono interessare la regione ano-perianale.
Infezioni da Candida. Questa comune infezione, soprattutto femminile, può irritare l’area genitale e anale.
Infezioni da batteri. Streptococchi, stafilococchi.
Cause anorettali. Abrasioni e ragadi anali, ascessi e fistole anali e rettovaginali, cisti sebacee, fistole pilodinali, criptiti, papille ipertrofiche, ipotonia sfinterica con incontinenza fecale, anite, proctiti, idrosadenite, marische, rettocele.
Cause intestinali. Malattia di Crohn e rettocolite ulcerosa.
Tumori anali. Malattia di Bowen, Paget extramammario, carcinoma squamoso, polipi del retto.
Patologie ginecologiche. Secrezione genitale, prurito vulvare.
Stress, ansietà. Tali situazioni mettono in eccessiva allerta il cervello nei confronti di sensazioni corporee che altrimenti sarebbero ignorate, amplificando in maniera significativa un sintomo quale il prurito.
Malattie sistemiche. Diabete, insufficienza renale cronica, tiretossicosi, mixedema, linfoma di Hodgkin, policitemia vera, epatopatie, anemie ipocromiche.
Si parla di prurito anale idiopatico quando non è individuabile alcuna causa. In questo caso il prurito tende a manifestarsi in maniera intermittente, probabilmente favorito da condizioni psicologiche particolari che agiscono prevedibilmente su fattori predisponenti (es. irritazione locale anche minima).
Nella diagnostica del prurito anale gioca un ruolo fondamentale non solo l’esame obiettivo della zona ammalata (presenza di arrossamenti, infiammazioni, lesioni da grattamento, ulcerazioni, patologie anali, beanza anale o ano “umido”) ma anche una accurata anamnesi nella quale si ricercheranno malattie predisponenti pregresse, croniche o attuali, eventuali patologie:
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dismetaboliche,
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dermatologiche,
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proctologiche,
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ginecologiche,
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gastroenterologiche,
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psichiatriche e neurologiche,
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nefrologiche,
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neoplastiche
abitudini alimentari, igieniche (scarso o eccessivo lavaggio) e sessuali (coito anale), il tipo di biancheria intima indossata (se di cotone o sintetica, colorata o bianca), il tipo di carta igienica e sapone utilizzati per l’igiene intima, l’uso eventuale di salviette preumidificate, eventuali terapie farmacologiche assunte per via generale o topico, sintomi correlati (dolore, ematochezia, perdite di muco o liquide, stato dell’alvo).
Inoltre occorre definire alcuni aspetti del prurito, quali
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la sua durata,
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la sua gravità,
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la sua evoluzione.
E’ necessaria inoltre una valutazione dermatologica, nella quale si ricercheranno eventuali patologie cutanee a carattere generale o locale (herpes, micosi, scabbia, pediculosi), ginecologica, proctologica, che comprenda l’esplorazione rettale e l’anorettoscopia.
Gli esami di laboratorio saranno indirizzati in base al sospetto diagnostico che esce dalla visita.
Di base comunque saranno utili
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emocromo con formula,
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glicemia e Hb glicosilata,
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ves,
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sideremia, transferrina, ferritina,
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coprocoltura.
La terapia del prurito anale si basa innanzitutto nel rimuovere, nel caso in cui sia possibile accertarla, la causa che ha determinato il sintomo. Accanto a questa occorre adottare importanti precauzioni, quali:
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lavare la zona anale al mattino e alla sera e dopo aver defecato, usando acqua tiepida senza sapone, mantenendo il più asciutta possibile la zona (si può usare della polvere di amido di riso). Nell’impossibilità di potersi lavare, pulire l’area con un tessuto o cotone inumidito (no le salviette già umide). Facendo la doccia, risciacquare bene la zona tra i glutei.
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Evitare di usare carta igienica comune. Sostituirla, come accennato prima, con l’acqua oppure sostituirla con carta particolarmente morbida.
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asciugare con un panno di cotone morbido, tamponando senza strofinare. Si può anche usare un asciugacapelli, regolato sull’aria fresca.
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evitare l’uso di lassativi irritanti o olio minerale.
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usare biancheria intima di cotone, non eccessivamente aderente (no lana, nylon e indumenti sintetici perché favoriscono la sudorazione e quindi la macerazione).
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mantenere l’intestino regolare, evitando cibi quali caffè, tè, cioccolata, salumi, spezie, formaggi piccanti e comunque quei cibi che si ritiene, per esperienza personale, possano irritare l’area anale. Utilizzare una dieta ricca di fibre e bere almeno un litro e mezzo di liquidi ogni giorno.
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se il prurito costringe a grattarsi, provare a pizzicare attraverso gli indumenti, col pollice e l’indice, la zona vicina all’ano. Oppure applicare una compressa di garza imbevuta in acqua fresca o fare un bidè con acqua fresca per trovare un immediato sollievo.