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LIFA

(Ovvero come macchiare la pelle strofinando vigorosamente la pelle durante la doccia)

Dott. Luciano Schiazza
Specialista in Dermatologia e Venereologia
Specialista in Leprologia e Dermatologia Tropicale
c/o InMedica - Centro Medico Polispecialistico
Largo XII Ottobre 62
16121 Genova
cell 335.655.97.70 - studio 010 5701818
www.lucianoschiazza.it

La malattia denominata Lifa (Lifa disease) è una conseguenza di abitudini legate al modo con cui ci si lava ed alle caratteristiche fototipiche della pelle. Per semplificare la chiameremo semplicemente Lifa, dall’oggetto che ha dato origine al quadro clinico che descriveremo. Quando per fare una doccia od un bagno si utilizzano manopole, bande in striscia, confezionate con materiale abrasivo per ottenere un’azione esfoliative sulla pelle e lo si fa in maniera energica, ecco che la pelle può rispondere in maniera inaspettata. Infatti sulle zone cutanee corrispondenti alle sporgenze ossee quali le clavicole o il dorso la pelle diventa marrone scuro sotto forma di chiazze.

Questa abitudine si osserva più comunemente in Medio Oriente o in altre nazioni Asiatiche quali Iraq, Giappone, Corea, India.

Quali sono gli strumenti utilizzati per strofinare la pelle?

Asciugamano di nylon Lifa manopola

 

Striscia o fascia con prese

Cosa è quindi la Lifa: è una melanosi ossia una pigmentazione marrone di vario grado di intensità, ben localizzata, conseguenza di uno sfregamento troppo energico, ripetuto per settimane, mesi, anni.

Le caratteristiche salienti della Lifa sono

Perché siano interessate particolarmente le persone magre con un basso BMI, si spiega con un ruolo svolto dal tessuto adiposo, il grasso: tra le sue funzione vi è anche quella di rappresentare un cuscinetto ammortizzante per la pelle quando viene a contatto con le strutture ossee sottostanti. Nel caso della Lifa, sfregando energicamente la pelle, l’epidermide, nel suo strato basale, durante lo sfregamente, viene traumatizzata contro l’osso sottostante con la conseguenza che i melanociti (le cellule che producono il pigmento che ci fa abbronzare) rilascerebbero del pigmento verso la parte sottostante della pelle (il derma) dove sono presenti delle cellule, i macrofagi, la cui funzione è quella di spazzini: ogni qual volta si accorgono che vi è qualche componente estraneo al loro territorio, lo catturano. In questo caso inglobano il pigmento (il loro nome in questo caso si trasforma in melanofagi) lo trattengono molto a lungo prima di eliminarlo, determinando sulla pelle una colorazione molto più intensa delle zone circostanti lo sfregamento.

Le macchie della Lifa possono essere confuse con quelle dell’amiloidosi maculare, peraltro presente nelle popolazioni delle nazioni indicate precedentemente.

Clinicamente la malattia si presenta con chiazze pigmentate di colore marrone più o meno intenso, simmetriche e bilaterali, di aspetto lineare, ondulato, reticolato, in corrispondenza delle sporgenze ossee. Tali macule possono raggrupparsi a formare grosse macchie alla cui periferia sono presenti macule più piccole.

Lifa

La lifa, intesa come attrezzo usato per il lavaggio, in Iraq è prodotta con fibre di origine vegetale o plastico.

L’esame con la luce di Wood non evidenzia una accentuazione della pigmentazione confermando come la melanosi è di origine prevalentemente dermica.

Lifa

Istologicamente si osserva una spiccata incontinenza di pigmento con melanofagi nel derma papillare.
La malattia è spesso cronica ma può risolversi spontaneamente se il paziente interrompe per lungo tempo l’uso  della lifa. Il quadro clinico può migliorare anche nel caso in cui la persona acquisti peso: il grasso, come già accennato in precedenza,  infatti agirebbe come un cuscino che ammortizza l’azione meccanica dello sfregamento consentendo alla pelle di non essere “stressata” sull’osso sottostante.
La Lifa non sempre è facilmente differenziabile dalla amiloidosi maculare poiché le due patologie hanno alcuni dati in comune: