Melasma

Il melasma è una condizione cutanea acquisita caratterizzata da una ipermelanosi delle aree fotoesposte. Si tratta di chiazze irregolari, a margini netti, intensamente pigmentate, localizzate comunemente al viso, in tre tipiche disposizioni: centrofaciale, malare e mandibolare. Il bordo del cuoio capelluto è sempre indenne. Si sviluppa spesso insidiosamente con disposizione bilaterale, non simmetrica.

Cloasma è il sinonimo con cui si definisce la condizione quando si manifesta durante la gravidanza. Tuttavia tale termine è improprio: infatti cloasma deriva dal greco cloazein che significa "essere verde", mentre "melas", sempre di origine greca, significa "nero". Dal momento che la pigmentazione non è mai verde, è più corretta la dizione di melasma.

Il melasma si osserva nel 90% dei casi nelle donne in età riproduttiva, che assumono la pillola anticoncezionale o in corso di gravidanza (da cui il termine di maschera gravidica).

Sono però riportati casi in corso di disfunzione ovarica o tiroidea o a seguito di assunzione di farmaco forosensibilizzante (fenitoina).

La pigmentazione, di colore marrone scuro, può localizzarsi a due livelli: confinata allo strato superficiale della cute, l'epidermide, oppure nello strato più profondo, il derma. La lampada di Wood (lampada che emette ultravioletti nella frequenza 340-400 nm, utilizzata in ambiente scuro) può permettere di visualizzarne la distribuzione: infatti il pigmento epidermico si accentua quando è esaminato con tale luce, diversamente da quello dermico.

Non sempre però è così agevole la differenziazione in quanto la pigmentazione può essere presente, in maggiore o minore grado, in entrambi gli strati cutanei.

Riguardo all'etiopatogenesi, la predisposizione genetica (nel 30% dei casi vi è familiarità per il melasma, i soggetti affetti hanno cute marrone chiaro) e l'influenza ormonale ( la comparsa del melasma in gravidanza o in soggetti che assumono i contraccettivi orali ne sono testimonianza) sono sicuramente due importanti fattori. Ma il ruolo fondamentale nello sviluppo di questa pigmentazione è l'esposizione al sole. Tutte le lunghezze d'onda delle radiazioni solari compreso lo spettro visibile sono in grado di indurre il melasma. Inoltre le radiazioni ultraviolette, causando la perossidazione dei lipidi nelle membrane cellulari, generano la formazione di radicali liberi che possono stimolare i melanociti a produrre melanina in eccesso.

La cura del melasma può riservare delle difficoltà legate in gran parte al livello dove si colloca il pigmento: sarà infatti relativamente più agevole e rapida se la pigmentazione è epidermica. Il pigmento dermico invece, mancando una efficace terapia per rimuoverlo, impone tempi lunghi (mesi o anni). Tuttavia ciò non deve scoraggiare. Infatti la fonte del pigmento dermico è l'epidermide: pertanto se si riesce a inibire la melanogenesi epidermica per un periodo sufficientemente lungo, il pigmento dermico non sarà sostituito e quindi, pur lentamente, si risolverà.

Fondamentale, qualunque sia il livello della pigmentazione, è evitare il sole, nel limite del praticabile, e usare dei protettori solari ad ampio spettro (SPF 15 o più) ogni mattino, tutti i giorni dell'anno, indipendentemente se vi sia o meno il sole. Un giorno di esposizione al sole senza fotoprotezione può pregiudicare mesi di trattamento, specie in soggetti con tendenza alla forma dermica. Utile anche l'uso di copricapo.

Alla fotoprotezione si affiancherà l'uso di prodotti topici sbiancanti, oltre ad eventuali peeling superficiali nell'intento di accelerarne la risoluzione attraverso una tenue esfoliazione. Il successo della terapia richiede comunque grande disciplina e molta pazienza. Il melasma si sviluppa gradualmente ed anche la risoluzione è graduale: possono volerci mesi.